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CXXXV. — Al signor De l’Isle Groslot.1
In questa settimana sono arrivate le due di V.S.; una delli 23 marzo, l’altra delli 6 del presente, se bene venute per diverse vie; e questo istesso è anco occorso nelle lettere del signor ambasciatore. Mi piace che V.S. si sia portata in Parigi, se ben vorrei che ciò fosse stato non per causa di afflizione, ma di piacere.
Non dispiace meno a me che a V.S. la partita del signor ambasciatore da Parigi, perchè ci leverà qualche parte del comodo che abbiamo del far passar le lettere; poichè il successore ***.2 Però io ho puntato col signor Castrino un modo, mediante il quale continueremo ancora quasi un anno, e non dubito che dopo non siamo per trovar altri, sì che la nostra comunicazione possa seguire quanto piacerà a Dio darci la vita.
Il successore del signor ambasciatore si è messo in ordine per partire al principio del mese seguente; ma dovendo far così lungo viaggio, ha voluto prima andare a visitar la Madonna di Loreto, da dove non è ancora ritornato.
La cifra bisogna che sia imperfetta, come fatta da me, che di quella professione non intendo: prego V.S. darle la perfezione che li manca delle sillabe, la quale mi accenna, e qualunque altra che veda esser utile.
Dalla differenza ch’io ritrovo nelle due suddette lettere di V.S. in materia della guerra futura, scorgo che le cose non si sono palesate costì, se non nel tempo che scrisse la seconda; la quale tengo che scuopre la verità non solo di quel ch’è, ma anco delle cose future. Qua siamo certi che Leopoldo avrà molta e buona gente, se bene senza capitano di valore. Il tutto sarà nel mantenerla lungamente; perchè dalla sua casa non può sperar aiuto, dalli ecclesiastici di Germania poco; e se le cose spagnuole si moveranno altrove, non potrà aver di là quanto li farà bisogno.
Doveva esser un convento de’ principi in Praga a’ 21 di questo, dove aspettavano anco il duca di Sassonia. Dopo si è inteso ch’egli non anderà; onde quella radunanza sarà di poco momento, se pur l’imperatore non farà, come ha fatto altre volte, di ordinarli che tornino in dietro. In somma, si vede che per questo anno sarà guerra in Germania, ma più a spese d’altri ch’a spese loro. Quando saranno già in barca, bisognerà ben che navighino, quando anco fossero lasciati da chi li averà dato aiuto prima.
Quanto alle cose d’Italia, il principe di Condé è ancora in Milano: l’abate d’Aumale è andato per parlarli a nome del papa; alcun crede per invitarlo a Roma. La settimana passata, dovevano esser insieme a Torino il duca di Savoia e Desdiguieres: li più giudiciosi tengono che sarà guerra. La Repubblica starà neutrale: ha arti indicibili che non si turbi la pace. Non è come quando V.S. fu qui, ma i papisti sono al di sopra.3 Gran causa di ciò è stato il re di Francia con li continui officii, che si stasse bene col papa; con che ha dato fomento a’ papisti e impedimento ai buoni:4 per il che questi l’odiano, e quelli per interesse li sono contrarii; essendo una stessa cosa Roma e Spagna: e s’egli non intende questo, non maneggerà mai bene il negozio d’Italia. Volendo intelligenza con la Repubblica, due cose è necessario servare: una, mostrar di voler soci, non dependenti; l’altra, acquistar li buoni e malcontenti e politici, che tutti sono contrari a’ papisti.
È incredibile quanto grande sia stato il male fatto con quella lettera. Se sarà guerra in Italia, va bene per la religione: e questo Roma teme; l’Inquisizione cesserà e l’Evangelio avrà corso.
Io ho scritto a V.S. con qualche confusione, stretto da angustia di tempo e occupato in certo negozio. Mi resta dirli solamente quello ch’appartiene alle Memorie di monsieur di Thou, che sono perfette, e giungono a ducento fogli.5 Ma perchè adesso i papisti superano, padre Paolo dubita, perchè indubitatamente si conoscerebbe non venir da altri, per li molti particolari e segreti. Padre Paolo desidererebbe truovar temperamento, che monsieur di Thou fosse sodisfatto, e egli senza pericolo. V.S. vi pensi e conferisca con monsieur di Thou, qual non vorrei deluso nella sua espettazione. 6 Il Padre sa che li bisogna guardarsi da Roma; quale non è troppo lungo tempo, che ha fatto nuovo tentativo contro la sua vita.7 Il Menino è ben sicuro, perchè sempre, come diciamo noi all’italiana, puttaneggia.
La lettera di V.S. delli 6 del presente, è una instruzione così piena e così esatta, che mi rende non solo intelligente delle cose presenti, ma mi fa ancora prevedere il progresso che averanno in futuro. Prima che finir questa, voglio per anco dirle, che il Padre desidera guerra in Italia, perchè spera fare qualche cosa in onore di Dio e in profitto dell’Evangelio.
Son avvisato di buon loco, che il papa ha fatto efficacissime instanze verso il re di Polonia, che muovi qualche travaglio all’elettore di Brandebourg in Prussia. La malizia è infinita.
Non voglio però che infinita sia la molestia quale ho dato a V.S. con questa mia: per il che farò fine, baciandole la mano, e per nome ancora delli suoi affezionati amici; quali accettano le scuse che V.S. fa di non averli possuto scrivere, e vengono a trovarmi per pascere la loro curiosità delle cose oltramontane, chiedendomi la lettura delle sue lettere, nuove e vecchie.
- Di Venezia, il 27 aprile 1610.
- ↑ Edita in Ginevra ec., pag. 239.
- ↑ Lacuna della prima stampa; ma vedi qui dinanzi la Lettera, che giudicammo imprudente, a pag. 36.
- ↑ Parole che molto importano a ben comprendere quel periodo dell’istoria veneziana.
- ↑ Esempio e criterio utile (chi volesse profittarne!) ancora pei tempi nostri. E così può dirsi di tutto questo paragrafo; dove sono, soprattutto, da notare quelle parole: “Soci, non dependenti.„
- ↑ Oltre alla famosa Storia, il De Thou scrisse ancora alcuni poemetti, e i Commentari o Memorie della sua Vita.
- ↑ Confessiamo di avere aggiunte, per servire al senso, queste parole: “deluso nella sua espettazione.„
- ↑ “Oltre le suddette insidie (scrive Fra Fulgenzio, parlando delle ordite nel 1609), di molte altre di tempo in tempo, negli anni seguenti, fu avvertito il Padre ec. E tra queste, fu una di un concerto fatto di prenderlo vivo, e con una barca preparata condurlo in aliena giurisdizione ec.„ Leggasi il rimanente di quel racconto, pag. CXVI (citiamo la ristampa fattane in fronte all’edizione della Storia del Concilio di Trento ec., Firenze, Barbèra, 1858).