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CCXXV. — Al medesimo
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CCXXV. — Al signor De l’Isle Groslot.1


Poichè l’ultima mia ricevuta da V.S. è dei 25 settembre, le resta averne quattro; dei 4 e 23 ottobre, 20 novembre e 4 decembre: ma le sue sono tutte venute salve. Già le ho dato conto d’aver ricevuto quelle dei 16 e 31 ottobre. La presente sua è dei 13 novembre, alla quale rispondo, avendo appena avuto tempo di leggerla: tanto il corriere ha differito la sua venuta.

Della lega con gli Stati le ho già scritto. Credo che a quest’ora avrà ricevuta la lettera, nè potrei dirle alcuna cosa di più.

Ho sentito grandissimo piacere che sia stato trovato temperamento per divertire le turbazioni in cotesto regno; e veramente, giova sperare che si perfezionerà, e svaniranno tutti li impedimenti che Satan penserà interponervi. Rendo molte grazie a V.S. per questa buona nuova datami. Vorrei così poter, in contraccambio, darne a lei alcuna buona delle parti di qua; ma non posso dirle se non che siamo in ozio, secondo il solito.

Abbiamo bene avviso certo, ch’è arrivata in Spagna la flotta dalle Indie occidentali con undici milioni; sopra i quali è stato fatto partito con Genovesi di rimettere quantità grande, che non so precisamente, in Fiandra. Dicono che ciò sia per li pagamenti delle guarnigioni, ma Dio voglia che altra ragione non sii coperta sotto; se bene li avvisi portino quiete, così dal canto dell’arciduca, come delli signori Stati. Ma la fabbrica di Mulheim non persuade a credere così, nè meno le discordie tra Brandenbourg e Neubourg, che non possono esser fomentate se non con qualche calore del Diacatholicon; e Sassonia è così mal disposto, che facilmente si farebbe papista. E V.S. non abbia questo per pensiero leggiere, perchè ha fondamento: forse non si eseguirà per timore dei popoli.

Si aspetta in Roma fra breve tempo il vescovo di Bamberg, ambasciatore dell’imperatore: il quale ha già rimesso in quella città 60 mila scudi, oltre quelli che porta seco; onde farà una illustre ambascería. Potrà essere che, oltre le cerimonie, sia anco per trattare alcuna cosa di momento; di che se ne può trar indizio dal colloquio stretto passato tra l’arciduca Leopoldo, il duca di Baviera e il conte di Vaudemont. Certa cosa è, che i principi ecclesiastici di Germania, contra il loro solito, attendono a congregar danari in diligenza.

Monsieur Assellineau non ha ricevuta quella di V.S., per non averlo potuto vedere, ancora dopo che il plico mi è stato reso. Non si maraviglierà se non avrà da lui risposta. Io lo farò ben ricercare di nuovo, ma non so però se avrò fortuna di ritrovarlo. Farò qui fine, risalutandola per nome dei tre salutati, e baciandole la mano.

Di Venezia, il dì 18 decembre 1612.



  1. Impressa come sopra, pag. 524.


Note

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