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A Firenze
San Matteo, 28 agosto 1623
Molto Illustre Signor Padre.
Ci dispiace grandemente il sentire che per ancora V. S. non pigli troppo miglioramento, anzi che se ne stia in letto travagliata e senza gusto di mangiare, che tanto intendemmo ieri da messer Benedetto. Niente di manco abbiamo ferma speranza che il Signore, per sua misericordia, sia per concedergli in breve qualche parte di sanità, non dico in tutto, parendomi quasi impossibile, mediante le sue tante indisposizioni, quali continuamente la molestano, e le quali indubitatamente gli saranno causa di maggior merito e gloria nell’altra vita, essendo da lei tollerate con tanta pazienza.
Ho cercato di provveder quattro susini per mandargli e gliene mando, se bene non sono di quella perfezione che avrei voluto; pure accetti V. S. il mio buon animo.
Gli ricordo che quando riceve risposta da quei signori di Roma, m’ha promesso di concedermi che ancor io la possa vedere; dell’altre lettere, che m’aveva promesso mandarmi, non starò a dirgli niente, imaginandomi che le tenga in villa. Per non l’infastidire troppo non gli dico altro, se non che di tutto cuore la saluto insieme con Suor Arcangela e l’altre solite. Nostro Signore la consoli e sia sempre seco.
figliuola Affezionatissima
S. M. C.