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In Villa
San Matteo, 19 dicembre 1625
Molto Illustre e Amatissimo Signor Padre.
Del cedro, che V. S. m’ordinò ch’io dovessi confettare, non ne ho accomodato se non questo poco, che al presente gli mando, perché dubitavo che per esser così appassito, non dovesse riuscir di quella perfezione che io avrei voluto, come veramente non è riuscito. Insieme con esso gli mando dua pere cotte per questi giorni di vigilia. Ma, per maggiormente regalarla, gli mando una rosa, la quale, come cosa straordinaria in questa stagione, dovrà da lei esser molto gradita; e tanto più che insieme con la rosa potrà accettar le spine che in essa rappresentano l’acerba passione del nostro Signore; e anco le sue verdi frondi che significheranno la speranza, che (mediante questa santa passione) possiamo avere, di dover, dopo la brevità ed oscurità dell’inverno della vita presente, pervenire alla chiarezza e felicità dell’eterna primavera del ciclo; il che ne conceda Dio benedetto per sua misericordia.
E qui facendo punto, la saluto insieme con Suor Arcangela affettuosamente, e stiamo ambedue col desiderio di saper come stia V. S. al presente di sanità.
figliuola Affezionatissima
S. M. Celeste.
Gli rimando la tovaglia nella quale mandò involto l’agnello; e V. S. ha di nostro una federa, che mandammo colle camicie, una paniera ed una coperta.