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A Firenze
24 marzo 1627 [1628]
Amatissimo Signor Padre.
Non potendo io assisterla con la persona, siccome sarebbe il mio desiderio (che non per altro mi par alquanto difficile la clausura) non tralascio già d’accompagnarla continuamente con il pensiero e desiderio di sentirne nuove ogni giorno; e perché ieri l’altro il fattore non potette vederla, lo rimando oggi, con scusa di mandargli due morselletti di cedro. Intanto V. S. potrà dirgli se vuol qualcosa da noi, e se la pera cotogna gli è niente piaciuta, acciò possa accomodarne un’altra. Finisco, per non noiarla di soverchio, senza finir mai di raccomandarmele, e di pregar nostro Signore per la sua intiera sanità, e il simile fa Suor Arcangela e l’altre amiche.
sua figliuola Affezionatissima
S. M. Celeste.