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A Firenze
San Matteo, 25 marzo 1628
Amatissimo Signor Padre.
L’allegrezza che sentiamo del suo progresso in salute è inestimabile, e con tutto il cuore ne ringraziamo il Signor Iddio dator d’ogni bene. Per non trasgredir al suo comandamento, tanto amorevole, gli dico che io, per comandamento del medico, non fo quaresima, e che, per essere sdentata avanti tempo, avrò caro s’ella mi manderà un poco di carne di castrato che sia grassa, che pur di questa ne mangio qualche poca. Suor Arcangela si contenta di qualche cosetta per far colazione la sera; e particolarmente un poco di vino bianco ci sarà molto grato. Tanto gli dico per obedirla, e certo che resto confusa ch’Ella, mentre si ritrova indisposta, pigli di noi tanto pensiero; ma non si può dir altro se non ch’ella è padre, e padre amorevolissimo, nel quale, dopo Dio benedetto, è riposta ogni nostra speranza. Piaccia pur allo stesso Signore di conservarcelo ancora, se così è per sua salute. E qui per fine me li raccomando di cuore.
sua figliuola Affezionatissima
S. M. Celeste.