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A Bellosguardo
San Matteo, 4 gennaio 1628 [1629]
Amatissimo Signor Padre.
Mi giova di credere che V. S. per ritrovarsi in questi giorni assai occupata non abbia potuto altrimenti venir da noi; onde, desiderosa di saper qualcosa, mi son risoluta di scriverle di nuovo, dicendole che circa al visitar la sposa, indugerò quando piacerà a V. S. bastandomi di saperlo qualche giorno avanti, e farò anco capitale dell’amorevole offerta ch’Ella mi fa di aiutarmi, poiché, come discreta, può giudicare che, nel termine nel quale mi ritrovo, le forze non corrispondino né all’animo, né al debito mio. Onde gli mando in nota le cose di più spesa che per far un bacino di paste ci bisognano, lasciando per me gl’ingredienti di minor costo. Oltre a ciò V. S. potrà vedere se vuole ch’io gli faccia altre paste, come biscottini col zoccolo, e simili; perché credo senz’altro che spenderebbe manco che pigliandole dallo speziale, e noi le faremmo con tutta la diligenza possibile.
Desidero di più ch’Ella mi dica il suo gusto quanto al presentare qualche cosa alla medesima sposa, perché io non desidero se non di compiacer a V. S. Il mio pensiero sarebbe di farle un bel grembiule, sì perché sarebbe cosa utile, come anco a noi di manco spesa, potendo lavorarlo da per noi; e questi collari e grandiglie, che usano adesso, non sappiamo farli.
Dubiterei di non far sproposito, domandando a V. S. di queste bagattelle, se non sapessi ch’Ella, così nelle cose piccole come nelle grandi, ha di gran lunga più retto giudizio che non abbiamo noi altre. E perciò a Lei mi rimetto. E per fine mi raccomando insieme con Suor Arcangela, e a Vincenzio ancora.
Il Signore la feliciti.
Potrà consegnare al fattore la paniera dei collari con 3 coperte, cioè un grembiule sudicio, un asciugatoio e una pezzuola.
sua figliuola Affezionatissima
S. M. Celeste.