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Lettera 38
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A Firenze

San Matteo, 6 settembre 1629

Amatissimo Signor Padre.

Aviamo riavuta l’ampolla d’olio con li scorpioni, e la ringraziamo Suor Luisa ed io infinitamente. Volevamo, parecchi giorni sono, mandargli un poca d’acqua di cannella fatta da noi non è molto, che, avvicinandosi la stagione più fresca, pensiamo che gli deva esser grata; ma restiamo per l’incomodità che aviamo di chi la porti. Che se V. S. avessi la casa più appresso [com’io desidererei) non ci sarebbono queste difficoltà. Basta, aspetteremo la prima occasione e frattanto avrò caro di sapere come stia la Lisabetta e se vuol qualche cosa da noi. Quando V. S. manda la tela per i collari per lei e pezzuola per la cognata, avrò caro che mandi la mostra di un collare che gli stia bene, e similmente il refe bresciano che m’ha promesso, che ne lavorerò con esso la pezzuola: perché ho gran sonno, non dirò altro se non che mi vo a letto per cavarmelo, essendo assai notte. La saluto di cuore insieme con Suor Luisa e Suor Arcangela, e similmente Vincenzio e la sposa. Nostro Signore la conservi.

figliuola Affezionatissima

S. M. Celeste.

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