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Lettera 39
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A Bellosguardo

10 novembre 1629

Amatissimo Signor Padre.

Mi dispiace in estremo il sentire l’indisposizione di V. S., e tanto più perché ordinariamente è più travagliata quando viene da noi; e ardirei di dire, se credessi indubitatamente che questa gita tanto le nocessi, che più presto mi contenterei di privarmi di vista tanto cara e desiderata; ma veramente ne incolpo molto più la contraria stagione. La prego ad aversi cura più che sia possibile.

Non poteva Suor Luisa mia aver maggior gusto quanto che vedendo che V. S. faccia capitale (se bene in piccola cosa) della nostra bottega; solo ha timore che non sia l’ossimele di quella esquisitezza ch’ella vorrebbe, dovendo servire per V. S. Gliene mandiamo once V come domanda, e se più gliene bisognerà siamo prontissime; ma perché ordinariamente si suol temperare con siroppo di scorza di cedro, anco di questo gli mandiamo, acciò veda se gli gusta: e, se altro gli occorre, dica liberamente. La ringrazio dei ritagli, e caso che n’abbia più, mi saranno gratissimi, e ancora io non lascierò di mandarle qualche amorevolezza per la Porzia [governante di Galileo]. Gli mando un poco di marzapane, che se lo goda per mio amore, e la saluto insieme con Vincenzio e la Cognata, della quale molto mi duole che si ritrovi in letto, e se gli bisogna qualche cosa ch’io la possi servire, lo farò molto volentieri. Nostro Signore doni a tutti la sua santa grazia.

sua figliuola Affezionatissima

S. Maria Celeste.

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