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A Bellosguardo
28 ottobre 1630
Amatissimo Signor Padre.
Non avevo alcun dubbio che V. S. non dovessi farmi la grazia domandatali circa la copia della lettera per il nuovo Arcivescovo, e con tutto che Ella dica di non aver fatto cosa buona, sarà nondimeno molto meglio di quello ch’io avessi mai potuto far da per me. La ringrazio infinitamente, e con questa occasione gli mando 6 pere cotogne quali ho provvisto, per aver inteso da lei che gli gustano e che non ne trovava, che veramente di simili frutti ne è gran carestia, per quanto intendo: con tutto ciò, se mi sarà osservata la promessa che mi è stata fatta, credo che gliene manderò qualcun’altra. Avrò caro d’intendere se Vincenzio sia poi andato a Prato: io avevo pensiero di scrivergli l’animo mio intorno a questo, esortandolo a non partirsi, o almeno a non lasciare la casa impedita; ché questa mi par veramente cosa strana, per gli accidenti che potrebbero occorrere; ma, dubitando di far poco frutto e molto scompiglio, ho lasciato di farlo: e tanto più che tengo speranza indubitabile che Dio benedetto sia per supplire con la sua provvidenza ove mancano gli uomini, non voglio dire per poca affezione, ma per poca intelligenza e considerazione. Saluto V. S. con tutto l’affetto insieme con le amiche, e l’accompagno sempre con le mie povere orazioni.
sua figliuola Affezionatissima
S. M. Celeste.