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A Bellosguardo
San Matteo, 11 aprile 1631
Molto Illustre e Amatissimo Signor Padre.
Le faccende della bottega mi hanno tenuta ed ancora mi tengono così occupata, che non mi permettono il poter dir altro per ora, se non che mi accuso della involontaria dilazione e tardanza in mandarla a visitare: adesso che mi è permesso, mando per intender se ella sta bene e se ha nuove di Vincenzio e della cognata, cioè se crede che questa Santissima Pasqua devino esser da Lei, il che credo che a V. S. sarebbe di molto gusto, e a me ancora per amor suo. Le paste che gli mando son poche; con tutto ciò credo che gli basteranno, già che non ha con chi parteciparle se non forse con Galileino, il quale si potrà trattenere con le pine che gli mandiamo, che sono tutta la porzione che ci ha distribuita la nostra ortolana, a Suor Arcangela e a me.
Non rimando la pignattina degli spinaci perché non è vuota del tutto; ché per essere stati così buoni ne ho fatto a miccino. La saluto per parte di tutte le solite, e prego Dio benedetto che la feliciti sempre.
sua figliuola Affezionatissima
S. M. Celeste.