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Lettera 75
1631 - 74 1633

A Bellosguardo

San Matteo, 30 agosto 1631

Amatissimo Signor Padre.

Se la misura o indizio dell’amore che si porta ad una persona, è la confidenza che in lei si dimostra, V. S. non dovrà star in dubbio s’io L’amo di tutto cuore, com’è in verità; poiché tanta confidenza e sicurtà piglio con lei, che qualche volta temo che non ecceda il termine della modestia e revererua filiale, e tanto più sapendo ch’Ella da molti fastidi e spese si trova aggravata. Nondimeno la certezza ch’ho, che V. S. sovviene tanto volentieri alle mie necessità quanto a quelle di qualsivoglia altra persona, anzi alle sue proprie, mi somministra ardire di pregarla che si compiaccia d’alleggerirmi d’un pensiero che molto m’inquieta, mediante un debito che tengo di cinque scudi per la malattia di Suor Arcangela, essendomi convenuto in questi quattro mesi spendere alla larga, in comparazione di quello che comportava la povertà del nostro stato: e ora che mi trovo all’estremo e in necessità di sodisfare a chi devo, mi raccomando a chi so che può e vuole aiutarmi. E anco desidero un fiasco del suo vino bianco per farlo acciaiato per Suor Arcangela, alla quale credo che più gioverà la fede che ha in questo rimedio, che il rimedio stesso.

Scrivo con tanta scarsezza di tempo che non posso dirle altro, se non che vorrei che questi sei calicioni fossino di suo gusto, e me le raccomando.

sua figliuola Affezionatissima

S. M. Celeste.

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