< Lettere sulla Alceste seconda
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Lettera settima Nota II

NOTE



Intitolazione che trovasi nell’Alceste stampata nella Tipografia Bettoni.


AL GENIO DI VITTORIO ALFIERI


NICOLÓ BETTONI


Ricevi, Ombra onorata, questo tributo di te degno, perchè è cosa tua. Se la fortuna mi avesse fatto dono di ricchezze, t’avrei eretto un monumento con marmi e bronzi che avessero attestato ai posteri la riconoscenza nazionale: se il mio stile uguagliasse il mio sentimento, avrei esaltate le tue lodi, e fatto che niente di te si perdesse. Io non sono che un artista, ma coltivatore di un’arte ministra d’immortalità, di un’arte trionfatrice del tempo, e con questa oso innalzarti il monumento.

Dono estremo del tuo Genio, l’Alceste, che mi ha fatto spargere lagrime tante deliziose; che richiama ed inspira i sentimenti più cari, più sacri e preziosi alla società, fu da me prescelta, ed il tuo cuore avrebbe approvata questa preferenza.

Non vivono però meno le altre produzioni del tuo ingegno nello spirito de’ tuoi concittadini, nè sono estinte le scintille che fra noi eccitasti. Esse stanno raccolte nel petto di quegli Italiani veri che portano indelebilmente scolpita nel cuore l’impronta nazionale. Credilo alla voce di duolo profondo che si fece sentire in ogni parte di questa patria nostra, allorché la fama ci recò il tristissimo annunzio, che tu non eri più.

Ma no, non sei tu fra gli estinti, chè non muor mai chi vive nella memoria de’ suoi concittadini, e della posterità.

Nuovo Ercole, mentre per te Alceste rivive, ad essa unito già siedi nel tempio sacro alla gloria.

Io ti saluto Genio immortale d’Alfieri.




Avvertimento che trovasi alla fine dell’Alceste.

nota dell’editore


Nel Volume primo dell’edizione che porta la data di Londra 1804 delle Opere postume di Vittorio Alfieri, dopo la traduzione dell’Alceste d’Euripide trovasi questa Tragedia col titolo di Alceste seconda di Euripide con uno Schiarimento in fine sulla pretesa traduzione, in cui l’autore narra di averla eseguita su di un testo greco che dopo si è smarrito.

Ben si conosce esser questa una poetica finzione, nè alcuno porrà mai in dubbio, che l’Alceste seconda non sia una composizione originale dell'immortale Alfieri.

Riputai pertanto di ommettere l’accennato Schiarimento che l’autore medesimo avrebbe forse soppresso, se vivente avesse data alla luce questa Tragedia. E tanto più volentieri a ciò mi determinai quanto che parmi, che l’anima libera e franca d’Alfieri mal dovesse tollerare anche una innocente letteraria menzogna.

Conservai però religiosamente gli asterischi ad alcuni versi in simil modo notati nel manoscritto dall’autore, che gli avrebbe forse mutati, se la morte non lo avesse immaturamente rapito.

Questa edizione non è che un saggio di quella ch’è mio desiderio d’intraprendere delle Opere tutte d’Alfieri. Sembrami che ad esso eriger dovrebbe questo monumento la riconoscenza nazionale, ed invito i colti miei Concittadini di lui ammiratori a dar il loro nome per questa tipografica onorevole intrapresa.

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