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Giosuè Carducci - Levia Gravia (1861)
Libro II - Roma
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XXVIII.1
ROMA
Date al vento le chiome, isfavillanti
Gli occhi glauchi, del sen nuda il candore,
Salti su ’l cocchio; e l’impeto e il terrore
4Van con fremito anelo a te d’avanti.
L’ombra del tuo cimier l’aure tremanti,
Come di ferrugigno astro il bagliore,
Trasvola; e de le tue ruote al fragore
8Segue la polve de gl’imperi infranti.
Tale, o Roma, vedean le genti dome
La imagin tua ne’ lor terrori antichi:
11Oggi una mitra a le regali chiome,
Oggi un rosario che la man t’implichi
Darti vorrien per sempre. Oh ancor del nome
14Spauri il mondo e i secoli affatichi!
- ↑ [p. 398 modifica]Tale, o simigliante, è la imagine di Roma nelle medaglie: vedi anche Claudiano, In Prob. et Olisbr. cons. v. 77 e segg.
Note
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