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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
LI SANTI FRESCHI1
Dàteme, a sto proposito, un convento
De fratiscelli oppuro2 monichette,
Che ddoppo morte ar meno un zei pe’ ccento
Nun faccino miracoli a ccarrette.
Chi gguarissce una piaga, chi arimette
Li pormóni spariti, chi ttiè3 er vento,
Chi ffa ppiove,4 chi smorza le saette,
E cchi uno e cchi un antro spirimento.
Ccusì er monno se5 popola de santi:
Er Papa sta in faccenne: er ziggnor diavolo
Se6 mozzica la coda; e sse7 va avanti.
Che ssi8 a sti tempi manco per inzoggno9
Nu10 ne fa nné Ssan Pietro né Ssan Pavolo,
È sseggnoche nun n’ha ppiù de bbisoggno.
28 giugno 1834
- ↑ Novelli.
- ↑ Oppure.
- ↑ Tiene, frena.
- ↑ Piovere.
- ↑ Si.
- ↑ Si.
- ↑ Si.
- ↑ Se.
- ↑ Nemmeno per sogno: in niun conto.
- ↑ Non.
Note
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