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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1837
LI GATTI DELL'APPIGGIONANTE
Ma ddavero davero, eh sora Nina,1
Nun volemo finìlla co’ sti gatti?
Jerzera me sfassciorno quattro piatti:
Oggi m’hanno scocciato una terrina.2
Uno me te3 dà addosso a la gallina:
L’antro4 me5 sporca li letti arifatti...
E oggnisempre bbisoggna che commatti6
A ccaccialli a scopate da cuscina.7
Ecco, er pupo8 oggi ha er gruggno sgraffiggnato.9
E pperchè ho da soffrì ttutti sti guasti?
P’er vostro luscernario10 spalancato?
Quanno le cose sò ddette una, dua,
Tre e cquattro vorte, me pare c’abbasti.
Lei se tienghi11 li gatti a ccasa sua.
27 febbraio 1837
- ↑ Caterina.
- ↑ Zuppiera.
- ↑ Mi ti.
- ↑ L’altro.
- ↑ Mi.
- ↑ Che io combatta: che mi affanni.
- ↑ Cucina.
- ↑ Il bambino.
- ↑ Graffiato.
- ↑ Abbaino.
- ↑ Si tenga.
Note
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