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Er tisichello La guittarìa
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

LI PROTESTI DE LE CAUSE SPALLATE1

     Hai la coda de pajja,2 Titta mia:3
Te bbutti avanti pe’ nnun cascà arreto.
Quanno entrassi alla vigna in ner canneto,
Nun me lo poi negà, cc’era Maria.

     Ahà, lo vedi, porco bbù-e-vvia?4
Nun t’attaccà a San Pietro,5 statte quieto:
Er giurà è da bbriccone: ggià a Ccorneto
O cce sto o cciò d’annà pe’ cquell’arpia.

     Che cià cche ffà la storia de Lionferne6
Co le fufigne7 tue? fussi gabbiana!
Ste lucciche vôi damme pe’ llenterne?8

     Bè, và a dì l’istorielle a la tu’ nana.
Và, ppassavia, chè nun te pozzo sscerne;9
E ssi tte la do ppiù ddimme puttana.


Morrovalle, 26 settembre 1831 - D’er medemo

  1. Pretesti.
  2. Chi ha la paglia, sempre teme non gli si abbruci: proverbio che dimostra il fare di chi sentendosi in fraude, si scopre col troppo studio di difendersi.
  3. Giovambattista mio. Il pronome segue per analogia l’ultima lettera del nome.
  4. Cioè Porco bu... e quel che resta.
  5. Non ispergiurare.
  6. Oloferne.
  7. Trappole, contrabbandi.
  8. Lucciole per lanterne.
  9. Non posso soffrirti. Modo venuto dal napolitano.

Note

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