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Er frate Er zervitor de Conzurta
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

LI REGGNI DER PAPA

     È ttanto vero ch’er Papa è Mmonarca
Fin de Ggerusalemme e cce commanna,
Ch’io co’ st’orecchie ho inteso a Ppropaganna1
Che llui sempre sce2 nomina er Padriarca.

     “Dunque„, disce,3 “perchè nnun ce lo manna4
Come manna li vescovi a la Marca?.„
Perchè cce sò li turchi e nnun cià5 bbarca
Da fàllo straportà,6 ssora Susanna.

     Anzi er Papa, sentitesce7 Don Zisto,
È ccapo urbisi e ttòrbisi,8 inzin dove
Sò ccapi er Padr’Eterno e Ggesucristo.

     V’abbasta, o vv’abbisoggneno antre9 prove?
Tristo cului che sserra l’occhi! Tristo
Chi nun capissce mai scinqu’e ttre nove!

26 aprile 1834

  1. Propaganda-fide.
  2. Ci.
  3. Dice: “dicesi, alcuno dirà„, e simili.
  4. Non ce lo manda.
  5. Non ci ha: non ha.
  6. Da farlo trasportare.
  7. Sentiteci.
  8. Urbis et orbis.
  9. Altre.

Note

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