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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833
LI ROSSI D'OVA.1
La verità assomijja ar giuramento
Cuanto s’arissomijjeno du’ fave.
Una de lòro è ccome er fonnamento
De la frabbica, e ll’antro è ccome er trave.
Epperò cqua sse ggiura oggni momento.
Li Cardinali ggiureno in Concrave;
E ’r Papa ggiura poi sur Zagramento,
Cuanno pijja er trerregno co’ le chiave.
Giureno tistimonj, liticanti,
Giudisci, frati, preti, e ’ggni gginìa:2
Ché er giurà mmanna3 sempre un pass’avanti.
E pperché in prova de nun dì bbuscìa
St’usanza de ggiurà cc’è in tutti-quanti,
La santa Verità sse4 bbutta via.
Roma, 19 febbraio 1833.
- ↑ È un detto in Roma che i giuramenti vanno giù come rossi d'ovi; e dicesi altresi di un cibo che facilmente s' ingoi: "Va giù, come un giuramento falso.»
- ↑ Genia.
- ↑ Manda.
- ↑ Si.
Note
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