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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1845
LI SORDATI
Dico: “Facci de ggrazia, sor don Zisto,
Lei che ste cose deve avelle intese:
Quanno stava quaggiù, trall’antre spese
Manteneva sordati Ggesucristo?
Perché,„ ddico, “lei sa cch’er monno tristo
Critica er zu’ Vicario a sto paese,
Che a ccasa e ppe’ le strade e in ne le cchiese
Senza sordateria nun z’è mmai visto.„
“Fijjo„, disce; “voi séte un iggnorante,
E nun zapete come li peccati
Hanno fatto la cchiesa militante.1
Pe’ cquesto ir2 Papa ha li sordati sui;
E ssi2 Ccristo teneva li sordati
Sarebbe stato mejjo anche pe’ llui.„
25 dicembre 1845
- ↑ [Vuole imbrogliarlo, pigliando la locuzione di chiesa militante in un senso diverso da quello che ha, e che le è derivato dal "Militia est vita hominis super terram.„ Job, VII, 1.]
- ↑ 2,0 2,1 [Al solito, usa per caricatura ir e si, invece di er e se. V. la nota 1 del sonetto: Er pranzo ecc., 6 nov. 35.]
Note
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