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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
LI STUDI
Cipicchio, er Correttor1 der Zeminario,
’Ggniquarvorta me trova, m’aripete:
“Fijjo, in qualunque stato che vvoi sete
L’imparà cquarche ccosa è nnescessario.„
Pe’ ste raggione io mó studio er lunario,
E cciò2 imparato ggià cche le pianete
C’ha ssu la panza e ssu la schina er prete,
Nun ze pò dîlle3 un zemprisce4 vestiario.
Trovo a bbon conto in ner lunario mio
Scerti5 pianeti: e nnun zaranno fiaschi
C’abbi abbottati in paradiso Iddio.
Quann’è accusì, da sti pianeti maschi
E ste pianete femmine, dich’io,
Quarche ccosa bbisoggna che ne naschi.
21 marzo 1834
- ↑ Colui che amministra le sferzate agli scuolai.
- ↑ Ci ho.
- ↑ Non si può dirle.
- ↑ Un semplice.
- ↑ Certi.
Note
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