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Traduzione dall'inglese di Giacomo Zanella (1868)
1811
Questo testo fa parte della raccolta Versi di Giacomo Zanella


LIBRI E FIORI.

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della Stessa.





 
     Vieni! Di luce e d’armonia compórti
Un regno io vo’: qui son volumi e fiori;
     Vieni! all’angusta tua prigion vo’ tôrti
4Tôrti a’ febbrili della vita ardori.

     De’ canti il fiore è chiuso in queste carte,
Come nel fiore la fragranza è chiusa;
     A’ coronati principi dell’arte
8In dì remoto li dettò la musa.

     Contro i fati e l’età pugna il pensiero,
Che dal lezzo mondano si sublima
     Vincitor della morte, e per sentiero
12Arduo si volge a luminosa cima.

    Dell’uom l’amor: la brama irrequïeta
Che romper tenta all’infinito il velo,
     Qui dentro accolse il trepido poeta
16Che aperto vide ne’ suoi sogni il cielo.


     Splendide larve, deità, portenti
Son qui dentro spiranti; affanni e glorie;
     Ed al voler che domina gli eventi,
20Sacri gli allori e l’ultime vittorie.

     Odi l’inno celeste: odi l’accento,
Come nota di cigni, armonïoso
     Che, lenito dell’anima il tormento,
24Nel sen t’addorme d’un divin riposo.

     T’annoia il canto? alla natura gli occhi
Rivolgi, amico, ove in solingo piano
     Crescon fiori ed arbusti ancor non tocchi
28Dal soffio ardente del lavoro umano.

     Questi fiori rimira! o quale incenso
Mandan le colorate urne all’Eterno!
     D’essi natura fe catena al senso,
32Perchè riedan gli erranti al sen materno.

     Essi fur colti al cupo rezzo estivo,
Lungo i muschi di tacita vallea,
      Ove la luna tremola sul rivo
36Gareggia di candor colla ninfea.

     Essi fur colti sovra campo aprico,
Ove il sole è perenne e la verzura....
     E tu, diletto, ti dirai mendico
40Con due regni al tuo piede, arte e natura?

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