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Scuola moderna
Il mio epitaffio L'Uomo-Paletot

SCUOLA MODERNA[1]


— Al diavolo l’estetica,
  La logica, il buon senso,
  E l’idëal melenso!
  Poichè l’arte pöetica
  Dai vecchi impacci è sciolta,
  Farò il comodo mio....
  E spero questa volta
  Coi famosi del secolo
  Salire agli astri anch’io.

  — Il verno io canto, il verno,
  La stagione crudele —
  Stanotte il Padre Eterno
  In cima alla montagna
  Ha fatto il lattemiele....
  E gli Aquiloni batton la campagna.

  — Al piè del Resegone
  Ve’! come il lago fuma
  Immoto, senza schiuma!...
  Visto dal mio balcone
  Il gelido cratère
  Sembra la catinella d’un barbiere
  A cui mancò il sapone.

  — Dalle nuvole rotte
  Il sole ad intervalli
  In berretta da notte
  Mette fuori la faccia stralunata,
  Sbadigliando di noja —
  E frattanto, di neve disgelata
  Sgocciola la tettoia,
  Come il nasuccio d’uno scolaretto
  Che smarrì il fazzoletto.

  — Al margine del fosso
  Sulla morta natura
  Squittisce un pettirosso,
  Coll’aria d’un becchino,
  Che d’una vergin sulla sepoltura
  Legga ghignando un romanzo di Dròz,
  O si sfiati a trillar sull’ottavino
  Un tema di Berliòz.

  — Se scendo all’orticello,
  Cui bieco irride il sole,
  Le assiderate aiuole
  Mi chieggono un mantello....
  Gli alberi incappucciati
  Come convalescenti
  Ringhiano da dannati:
  Dio! che dolor di denti!

  — Pur, dai gracili steli
  Una pallida rosa piccioletta
  In bianca parrucchetta
  Sfida il rigor dei geli;
  Tanto bella e gentil, che la diresti
  Ai languidi colori, ai tratti mesti,
  La crèola di Balzac,
  Una smilza figura
  Di Dorè, di Kaulbach,
  Una giovin marchesa in miniatura.
  Se non temessi offenderti,
  Piccola Pompadour,
  Vorrei offrirti un cigaro Cavour!

  — Là, sulla opposta riva,
  Poderosa, anelante,
  Una locomotiva
  Fra i gioghi si allontana,
  Come un tetro elefante
  Che sbuffi il fumo d’un superbo avana.
  E dietro a quella sfilano schierati
  Dieci vagoni in sembianza di abati
  Che vanno al Giubileo
  Grugnendo il Laus Deo!

  — Sull’ultimo vagone
  Gaia e modesta ascendi,
  O mia nuova Canzone;
  E nella letteraria sinagoga
  Se mai, per caso, apprendi
  Che oggigiorno hanno voga
  Dei carmi così fatti,
  Raccomanda a chi studia pöesia
  Di andare a scuola all’ospedal dei matti.

Note

  1. Una strana foggia di poesia si è introdotta e ha preso voga in Italia per iniziativa di due o tre scrittori di ingegno, i quali, per voler essere nuovi ad ogni costo, spesso riuscirono stravaganti e grotteschi. Detti scrittori furono, come avvien sempre, imitati nei difetti — e in questo caso le brutte copie screditarono gli originali.
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