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VI
Con quanta pena m’allontano da voi!
Deh, se sempre vi sia piatoso Amore,
donna gentil, né mai vostra beltate
sia vinta da l’etate;
di me vi caglia e del mio gran dolore.
Fortuna, ch’al mio mal sempr’è sí presta,
per dilungarmi dal maggior mio bene,
m’astringe (ahi lasso!) a far da voi partita,
e la doglia è infinita;
ch’io parto, e col partir parte la spene
d’aver mai, senza voi, tranquillo il core.
Mentre con voi m’è stato il ciel cortese
son visso in pace; che ’l mirarvi solo
mi fea dolce il languir, dolce la morte.
Ahi, dolorosa sorte!
Or che vi lascio e ne vien meco il duolo,
come potrò di pena unqua uscir fuore?
Un sol conforto almen da voi disio:
che, com’io porterò di monte in monte
voi sempre in cor tra fredde nevi acceso,
cosí ver’ me sia inteso
il pensier vostro, e vostre voglie pronte
a dar soccorso al mio amoroso ardore.
Dolce soccorso alla mia ardente fiamma
sará che dentro ’l vostro casto petto
impressa resti la mia pura fede;
ché, se questa mercede
mi vien da voi, qualche riposo aspetto
alle mie pene; e fia con vostro onore.