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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1837
LO SPAZZINO1 AR CAFFÈ
Averò ddetto un sproposito grosso:
Ne dichi2 adesso un antro3 puro4 lei.
Diammine! ôh mmanco poi fussimo ebbrei:
Pe’ sti prezzi che cqui, ppropio nun posso.
Eppuro è avolio!5 Pijji questa d’osso,
Caro siggnore, e jje la do ppe’ ssei.
Via, me creschi un papetto,... nun zaprei...
Ciaggionti6 du’ carlini... un giulio... un grosso...
Rifretti7 che ssò8 ggeneri de Francia.
Spacchi er male pe’ mmezzo: dia un testone,
E sservirà pe’ ffà la prima mancia.
Via, nun vojjo c’arresti9 disgustato:
Compenzeremo in d’un’antra occasione.
Màa!, nnun lo dica, veh, ccos’ha ppagato.
6 febbraio 1837
<!-1 2 Dica. 3 Altro. 4 Pure. 5 Avorio. 6 Ci aggiunti, per ci aggiunga. 7 Rifletta. 8 Sono. 9 Che resti. -->
- ↑ Girovago mercante di minutaglie.
- ↑ Dica.
- ↑ Altro.
- ↑ Pure.
- ↑ Avorio.
- ↑ Ci aggiunti, per ci aggiunga.
- ↑ Rifletta.
- ↑ Sono.
- ↑ Che resti.
Note
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