Questo testo è incompleto. |
◄ | Dovunque eo vado o vegno o volgo o giro | Amore, onde vien l'acqua, che lo core | ► |
Questo testo fa parte della raccolta I. Rustico Filippi
XXXVI
La sua felicitá è nelle mani dell’amata.
Merzé, madonna, non mi abbandonate,
e non vi piaccia eli’io stessi m’aucida;
poi che venne da voi questa amistate,
4dovetemi esser, donna, porto e guida.
Durar non posso piú, se mi tardate;
convèn per ben la morte si conquida:
oi amorosa somma di bieltate,
8piacciavi ch’io diporti e giochi e rida.
In voi è la mia morte e la mia vita:
oi donna mia, traetemi di pene;
11se noi fate, la vita a mort’è gita.
E, se di me, madonna, a voi sovvène,
la mia faccia dogliosa e scolorila
14ritornerá ’n istato di gran bene.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.