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La fiandra La dispenza der madrimonio
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

MI’ FIJJA MARITATA.

     Povera fijja mia! Cuer Zarvatore1
Bbisogna dì o cche ttiè ttroppa sostanza,
O mmé l’ha ppresa pe’ ’n’imbottatore2
4Pe scolàjjene drento in st’abbonnanza.

     Da che llei lo sposò, ssempre un lavore!
Panz’e zzinna e dda capo zinn’e ppanza.3
E li fijji a ’ggni madre je ne more,
8Ma pe’ Ggiartruda mia nun c’è speranza.

     In cinqu’anni otto fijji, e ttutti vivi!
E cche ccianno in ner corpo? Io mé la rido
11Che sse dii ’n’antra coppia che l’arrivi.

     Tre vvorte a ffila gravidanza doppia!
Cueste nun zo’ bbuscìe: sto cacanido4
14E Ppippo soli nun zo’ nnati a ccoppia.

Roma, 20 dicembre 1832.

  1. Salvatore.
  2. Imbuto.
  3. Gravidanza e allievo, allievo e gravidanza.
  4. Il cacanido è “l’ultimo figliuolo.„

Note

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