Questo testo è completo, ma ancora da rileggere.
Questo testo fa parte della rivista Rivista italiana di numismatica 1890
Questo testo fa parte della serie Annotazioni numismatiche genovesi

XX.

MINUTI DEL GOVERNATORE FILIPPO DI CLEVES.



Sebbene la serie dei minuti abbia fatto notevoli progressi in questi ultimi anni, vi rimangono tuttavia lacune importanti e specialmente quelle delle Signorie straniere al principio del XVI secolo.

In altra precedente Annotazione, ho rilevato come si conoscano numerose varianti di conio e di sigle nei minuti del Governatore Agostino Adorno; e come si possa dedurne, con molta probabilità di non errare, che non siansi coniati minuti al nome dei duchi Gian Galeazzo e Ludovico Sforza. Ho detto che questo fatto della coniazione dell’infima moneta a nome del Governatore e non a quello del vero Signore, doveva esser stato tal precedente da creare una vera consuetudine di zecca, se pure non esisteva già ai tempi dei primi Sforza.

Il lettore avrà facilmente compreso lo scopo dell’osservazione mia a questo riguardo, quello cioè di spiegare in modo analogo la mancanza di minuti col nome dei Re Francesi Ludovico XII e Francesco I1. Ma non credetti bene di dire allora, che io non ignorava l’esistenza dei denarini di un Governatore per Ludovico XII. Infatti, 4 o 5 anni addietro, aveva acquistato una bellissima monetina a fior di conio, con tutti i caratteri del XVI secolo e colla leggenda f c . g i, nella quale indubbiamente era indicato Filippo di Cleves. Disgraziatamente tale minuto andò smarrito poco dopo l’acquisto fattone, in causa dei troppo frequenti cambiamenti di residenza, né mi credetti più autorizzato a pubblicarne il disegno, trovandomi privo della testimonianza dell’originale. Mi limitai a parlarne con alcuni amici, e se ho dovuto rinunziare alla speranza di rinvenire l’esemplare perduto, non rinunziai a quella di poterne scoprire qualche altro in seguito.

Venne alla fine il momento fortunato, ed ora mi trovo possessore di sei minuti del Cleves, cioè quattro eguali a quello perduto, e due altri variati nella leggenda. Credo sia utile riportare il disegno di tutti, perchè sono varianti di conio, e perchè i diversi esemplari generalmente mancanti in qualche parte, si completino a vicenda.

D/ — F C G I Solito tipo.

R/ — • C • — • R • — • R • — • SB • Solito tipo.
C1 — Peso gr. 0,44. (Vedi per questo e per i seguenti il disegno al numero corrispondente).

2. D/ — Leggenda come quella del N. 1.

Tipo solito, ma il castello è molto più piccolo.
R/ — .... — : R • — : R • — •••• Solito tipo.
C1 — Peso gr. 0,42.

3. D/ — Leggenda eguale alle precedenti.

Solito tipo. Castello come al N. 1, ma collo stile centrale molto ingrossato.
R/ — • C : — • • • • — • • • • — SB • Solito tipo.
C1 — Peso gr. 0,49.

4. D/ — Leggenda e tipo c. s. Variante nel cerchietto.

R/ — •... — .... — R • — SB
Tipo solito, ma con la croce molto larga.
C2 — Peso Gr. 0,56.

5. D/ — F D CGI Tipo solito.

R/ — • C • — • R • — • R • — •••• Tipo solito.
C1 — Peso gr. 0,48.

6. D/ — Come il preced., ma leggera variante di conio.

R/ — • C • — • R • — • R • — • B • Tipo solito.
C2 — Peso gr. 0,45.

La leggenda di questi denarini, sebbene ridotta alle sole iniziali, non lascia alcun dubbio sulla loro attribuzione al Governatore del Re di Francia, Filippo Cleves o Di Cleves. Tutti gli altri caratteri concorrono a provarla, ma in special modo le sigle dello zecchiere sb. Queste iniziali non si trovano che sulle monete di Ludovico XII coniate prima della rivolta de] 1507, anzi sono queste le sigle predominanti sulle monete d’oro, d’argento e di mistura di quell’epoca, nella quale era Governatore il Cleves; nè più si mostrano su quelle coniate dopo la restaurazione. L’elenco dei soprastanti registra infatti un tal Stephanus de Brevei in carica nel 1502, e quindi salta al 1508, mancandovi i nomi per gli altri quattro anni della prima dominazione di Lodovico XII, nei quali può benissimo esser rimasto riconfermato o rientrato il Brevei sopradetto.

Per non trascurare alcuna possibile obbiezione, ed anche quella della iniziale del nome che gli stessi autori contemporanei scrivevano sempre col ph in latino ed in volgare, dirò che non sarebbe questa una difficoltà tale da arrestarci di fronte ad una leggenda che non si presta per alcun altro nome, e ad uno zecchiere che non troviamo in alcun’altra epoca. Ma non siamo ridotti a ricorrere ad altri ragionamenti, avendosi precedenti in gran numero per l’uso della f in luogo del ph: e basteraimo quelli del denarino Parmense dello svevo Filippo sul principio del secolo XII, e del denaro d’Aquileia, del Cardinale d’Alençon della fine del XIV. Ma per non uscire dalla stessa zecca Genovese e per non retrocedere oltre al XV secolo, basterà per tutti l’esempio del duca Filippo M. Visconti, il quale in tutta la sua ricca serie monetale, ha sempre il nome scritto colla f, fatto che si ripete nella serie Milanese.

Filippo di Cleves, signore di Ravestein e cugino del Re, entra in carica il 4 novembre 1499 in surrogazione al primo Governatore Scipione Barbavara da Milano, il quale non aveva troppo soddisfatto i Genovesi. Nel 1501 ha il comando della flotta destinata al soccorso di Napoli, ma trovata la città già ripresa dal re Federico, si porta in Levante, dove, unito all’armata dei Veneziani, tenta inutilmente la presa di Metelino; onde deve tornarsene con gravi perdite prodotte dalla lunga navigazione, dal combattimento e dal naufragio sofferto. Prepara e dirige il ricevimento e le feste in occasione della visita del re a Genova nel 1502. Poi rimane assente per molto tempo, e dopo il suo ritorno nella metà del 1506, vedendo crescere le difficoltà del governare, diminuire la propria autorità, e subodorando la prossima rivolta, lascia il reggimento della città al suo luogotenente, ed ai 25 ottobre definitivamente si allontana2.

Constatata adunque l’esistenza di questi minuti, ne rimane confermata la continuazione della consuetudine già in vigore sotto i due ultimi Sforza, ed eliminata per conseguenza la possibilità dell’esistenza di minuti col nome del Re. A chi volesse oppormi l’esempio di quelli dei Re Carlo VI e VII, risponderei che gli usi di zecca vigenti negli ultimi decennii del XV secolo dovevano per certo aver maggior forza che non quelli di un secolo prima.

Potrebbesi osservare che il Governatore per gli Sforza era Genovese, mentre il Cleves era Francese, e come tale non avrebbe dovuto mettere il proprio nome in luogo di quello reale, con patente infrazione all’art. 15 della convenzione stipulata tra il Re ed i Genovesi3. Questa prescrive per l’appunto, che la moneta genovese porti il giglio ed il nome del Re signore di Genova; ed infatti vediamo tutta la serie in oro, argento e mistura ad alto titolo, soddisfare pienamente a questa condizione. Ma l’infima monetucola, come cosa insignificante e per diametro e per titolo, poteva ben sottrarsi alla legge generale, per non variare la consuetudine invalsa nella nostra zecca. D’altronde questa stessa consuetudine non dovea tornar sgradita al Governatore, nel dargli facoltà d’imprimere il proprio nome sui minuti: tanto più che qualunque infrazione alle convenzioni, poteva trovare una sufficiente giustificazione nelle istruzioni segrete avute dal Re, il quale voleva che si governasse con dolcezza questo riottoso popolo, purché non ne patisse l’interesse proprio.

Nella mia XIII Annotazione trovasi disegnato un minuto colla leggenda incompleta .... cgi, ed assegnato al Cardinale Paolo di Campofregoso. Ricordando bensì il minuto fc gi, ma non conoscendo ancora la variante fd cgi, non mi trovava allora in grado di spiegare il c diversamente da Cardinalis. In seguito alla scoperta dei N. 5 e 6, devo ora lealmente dichiarare, che la interpretazione di quella leggenda diventa incerta, potendo quel minuto stesso essere eguale a quelli della presente.

Cremona, Ottobre 1890.

  1. Rimando il lettore alla VII Annot. in Giornale Ligustico, 1882, circa l’attribazione di minuti ai due Re Francesi in qualche catalogo di vendita. Quello dato a Ludovico XII non d che un minuto del primo Governatore per Carlo VI, con IANVA, preceduta dalla sigla di zecca L; l’altro (N. 676 del Catalogo Franchini), assegnato a Francesco I, è un Carlo VI, nel quale si scambiò il K in F. Per maggior sicurezza riporterò qui la leggenda di un minuto di Carlo VI ben conservato, avuto da poco tempo e colla stessa sigla di quello: K : REX : F : D : IAN : B :
  2. Vedi Annali del Giustiniani. — Cronaca del Salvago pubblicata dal Desimoni negli Atti della Soc. Lig. di S. P. Vol. XIII, fase. Ili, 1879. — Belgrano, Dedizione dei Genovesi a Ludovico XII, nella «Miscellanea di Storia Italiana. Vol. I, 1862.
  3. Vedi Belgrano, luogo citato, pag. 586 e 647.

Note

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