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Dante Alighieri - Monarchia (1312)
Traduzione dal latino di Marsilio Ficino (1468)
Libro I - Capitolo XV
Libro I - Capitolo XIV Libro I - Capitolo XVI
Come cholui che ppuò essere ottimamente disposto a regere può optime disporre gli altri.

Oltre a questo, colui che può essere hottimamente disposto a reggiere può hottime disporre gli altri: inperò che innogni hoperatione principalmente intende lo attore, ho faccia egli per necessità di natura, o faccia per voluntà, de esprichare la propia similitudine. Di qui nasce che ogni attore si diletta dello operare, perché ogni cosa apetisce el suo essere, e nel fare l’essere dello attore s’anplifica: di qui seguita per necessità dilectatione, la quale è senpre conleghata con la cosa desiderata. Nessuna chosa adunque hopera se nonn–è tale quale debbe essere quello che ha a essere fatto; però disse Aristotile nella Metafisicha: «Ogni cosa che ·ssi riduce di potenza inn–acto, si riduce per la virtù d’un’altra che è inn–acto». Qui si distrugge l’errore di coloro che credono, parlando bene et male operando, gli altri amaestrare; e quali non conoscono che ·lle mani di G[i]acob persuaderono più che ·lle parole, benché quelle persuadessono el falso et quelle el vero. Honde Aristotile A Nicomaco dice: «Nelle disputationi che tractano delle hoperationi et passioni humane, si dà più fede alle opere che alle parole». Per questo si diceva dal cielo a Davit pecchatore: «Perché narri tu le mie vie?», quasi dica: «Tu parli invano, conciosiaché ·ttu ·sse’ hun altro da quello che ·ttu parli». Per queste cose si ricoglie che ottimamente debbe essere disposto colui che vuole hottime gli altri disporre. El monarcha solo può essere hottime disposto a reggere.

La qual cosa in questo modo si dichiara: c[i]ascuna cosa tanto più facile et perfettamente si dispone allo abito et [a] l’operatione quanto meno ha in sé contrarietà a tale dispositione; onde più facile et perfettamente vengono allo abito della verità filosophica quelli che nulla mai hudirono, che quelli che hanno hudito el falso. Sicché bene disse Ghalieno «tali avere bisognio di dopio tenpo a ’nparare». E non avendo el monarcha nulla ho minima chag[i]one di cupidità, la qual cosa non aviene agli altri principi, edd–essendo la chupidità la propria corrutione del g[i]udice et della g[i]ustitia, è rag[i]onevole che lui solo può essere ottime disposto a reggere, perché può più che gli altri avere g[i]udicio et g[i]ustitia: le quali due cose principalmente a ·ccolui che ·ppone la legge et a ·ccolui che ·lla mette inn–assegutione sono necessarie. Di questo fece testimonianza quello santissimo re quando chiedeva a Dio quello che a re et a ·ffigliuolo di re s’appartiene, dicendo: «Ho Iddio, dà il g[i]udicio tuo al re e ·lla g[i]ustitia tua dà al figliuolo del re». Solo adunque el monarcha, essendo ottime disposto a reggere, può ottimamente gli altri disporre. Però la monarchia all’ottima dispositione del mondo fu necessaria.

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