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Humor A mio padre
Questo testo fa parte della raccolta XIII. Da 'Psiche'

LXXXIII

NAIADE

Non gemma oriental fregia il tuo volto,
ninfa, che nulla senti e nulla vedi,
marmorea ninfa, che ad albergo hai tolto
quete brune muscose eremi sedi.
Di roseo lume è il tuo bel corpo avvolto;
carezzati da fresca onda i tuoi piedi;
te chiaman l'aure; e da stupor son còlto,
se giá le chiome ai zeffiri non cedi.
Te venturosa, perché sei di sasso,
né udir t’incontra né parlar d’amore,
scelerato ludibrio in questa riva!
Anch’io, beata, d’ascoltar son lasso
ciò che turba la mente e affanna il core.
E piacenti dir questo a te non viva.

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