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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Vincenzo da Filicaja


XXIII1


Nate e cresciute sotto fier Pianeta
     Son le pecore mie pur magre e smunte!
     Rio quei non è, che scorra, erba, che spunte
     Per loro, e ’l Ciel se ’l vede, e pur nol vieta.
5Ed or, che i campi estivo raggio asseta,
     Arse, e languenti, e dal digiun consunte
     Paion dir: ove ohimè, dove siam giunte!
     Morte, o ristoro al nostro duol sia meta.
Io gli occhi abbasso per dolor, nè loco
     10Mutar mi lice, ch’è destin, ch’io deggia
     Esser qui esempio di Fortuna, e giuoco.
E vò, che l’empia si satolli, e veggia
     Pur una volta (e lo vedrà tra poco)
     Tutta perir col suo Pastor la Greggia.

  1. Per la Ragunanza degl’Arcadi.


Note

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