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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Benedetto Menzini
XVIII1
Nel dì, che carco d’onorate spoglie
Il Monarca del Cielo al Cielo ascese,
Onde provar le sì temute offese
Il vinto Inferno, e le Tartaree soglie:
5Ecco il grande Antonino a noi si toglie;
Ed alla fiamma, di cui pria si accese,
Gode di riunirsi; e quel ch’ei prese
Di terra, a terra lascia, e si discioglie.
Ma dalle guance sue pallide e smorte
10Or non creder già tu, ch’ebbe a languire
Il Giglio, che alle stelle oggi è consorte.
Togliersi al basso, e su nel Ciel salire
Con quel, che invitto trionfò di Morte,
Quest’è fars’immortal, non è morire.
- ↑ Per la morte di S. Antonino Arcivescovo di Firenze.
Note
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