< Nova polemica
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A Felice Cavallotti
A Giosue Carducci Giovannin Bongèe e detti


A


FELICE CAVALLOTTI


Sarà il caso di vedere se per ritemprarci al gusto antico vi sia bisogno di farci dare anche gli abiti a prestito dai nostri nonni.

F. Cavallotti, Prefaz. alla trad. di tirteo.






M
a, per l’amor di Dio, ma che t’han fatto

    questi disgraziatissimi elzeviri
                perchè tu me li tiri
    4per gli orecchi e gli sferzi ad ogni tratto?

Perchè son piccolini di natura
    me li vuoi prender tutti a scappellotti?
                Ma, mio buon Cavallotti,
    8vorresti de gli in-foglio a dirittura?

Dio che a i sindaci dà prestiti a premi,
    tartufi a l’amor mio, pomate a i calvi,
                Dominedio ci salvi
    12da i libri troppo lunghi e da i poemi!


Lo so, costano troppo e son piccini,
    pieni di fregi e d’altre gherminelle,
                ma son tanto bellini!
    16Piacciono tanto a le donnine belle!

C’è il budellame, già, l’osso che crocchia,
    anatomie rubate a lo spedale,
                orgie di carnovale,
    20donne scollate sino a le ginocchia,

c’è tutto quel che vuoi: ma se un po’ d’arte,
    se un po’ d’ingegno, se un pochin di vita
                calda, vera, sentita,
    24palpita e ride ne le tenui carte,

non lapidarci, non gridarci abbasso;
    perchè amammo anche noi, soffrimmo, e il pianto
                lo tramutammo in canto
    28quando i vecchi giocavano a ’l ribasso.

Non badare a’ trochei se il verso torna,
    non contar le minuscole a ’l Carducci
                che in viso a Vanni Fucci
    32de ’l giambo archilocheo squadra le corna.


Tu che di libertà segui la parte,
    che ne la pugna sua ti sei scagliato
                non ultimo soldato,
    36non ci negar la libertà de l’arte.

Anche l’arte cammina e per adesso
    lascia che gli elzevir vadano avanti:
                se ce n’è de’ calanti,
    40l’arte d’Italia camperà lo stesso.

Sai, sessant’anni fa, quanto spavento,
    che vaticini orribili e diversi
                perchè si disse in versi
    44barba a la barba e non l’onor de ’l mento!

L’arte, si disse, casca ruzzoloni:
    tornano i Goti, i Visigoti e il resto!
                E dopo tutto questo
    48che cosa capitò? Venne il Manzoni.



S
e nasco un’altra volta a questo mondo

vi dò parola che mi farò prete
e sarò così ciuco e così tondo
4che mi faranno vescovo. Vedrete.

    E vescovo, sarò tanto iracondo
che il Papa, per lasciar la chiesa in quiete,
mi farà cardinale e in fondo in fondo
8non sbaglierà così come credete.

    Poi sarò Papa. Allora, oh, staran freschi
i poveri poeti petrarcheschi
11da i pudori cattolici e frateschi!

    Ch’io crepi adesso se cacciar non faccio
con una bolla lunga mezzo braccio
14cent’anni d’indulgenza ne ’l Boccaccio.



Q
uando vedrai cader le foglie morte

ed il lunario predirà la neve,
allungherai le tue maniche corte,
4mia freddolosa, e vestirai di greve.

    Le beltà velerai che bianche ho scorte
e le scultorie braccia e la man breve
e il seno, il sen che palpitò sì forte
8a ’l primo bacio mio timido e lieve.

    Pur qualche volta forse, e non invano,
per gli occhi pregheran le mie parole
11e i veli getterai per me lontano;

    e tolto il guanto che serrarla suole
nuda ti bacierò la bianca mano...
14Il braccio no. La critica non vuole.



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