< Nova polemica
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A Giosue Carducci
Il nome di Maria A Felice Cavallotti


A


GIOSUE CARDUCCI.


E su ’l ginocchio, come
Il gladiator tirreno,
Poggiato, io, fra le chiome
E ne ’l rïarso seno
La fresca aura sentendo
Morirò combattendo.
G. Carducci.






E
notrio, dormi ed alte a ’l ciel le grida

de la battaglia vanno, e la bandiera,
la tua bandiera dispiegata a i venti
4sta ne la pugna.

Stretti a coorte, giovani soldati,
a lei d’intorno, combattiam per lei:
tu nostro duce intanto e forza nostra,
8Enotrio, dormi.

Non senti dunque de l’incenso il puzzo
e il canto fermo e d’Escobar la voce?
Antiche l’armi a le novelle pugne
12porta il nemico;


e il buffon Mena, da ’l tuo forte schiaffo
segnato il viso, le tue laudi canta,
ma co ’l pugnale di ferirti cerca
16dietro le spalle.

Oscenamente dondolando l’anca
Bavio spadone d’assalir si vanta
l’arte tua bella e di tenerla sotto
20ferma, domata;

e Lesbia, usata a glubere i nepoti
flosci di Remo sotto gli angiporti,
getta il tuo libro e con la lingua infame
24turpe lo dice.

Ecco i nemici, e tra di lor gli onesti,
canuti o pigri, che scordar non sanno
gli antichi santi, cari a la lontana
28lor giovinezza.

Ecco il nemico. Destati. Le chiavi,
le chiavi d’oro stan ne ’l suo vessillo.
Ecco, ne gl’inni lacrimosi invoca
32papa Leone.


Le forti strofe contro lui saetta,
prorompan gl’inni da ’l possente petto,
gl’inni civili e il giambo avvelenato
36come una volta,

e vinceremo. Su ’l sudato campo
erigeremo il memore trofeo:
la fronda sacra cingerem, Poeta,
40a la tua fronte.

Intanto Marsia a ’l vergognoso tronco
udrà, legato, de ’l trionfo il canto,
Marsia che indisse co ’l sottil belato
44a te la sfida.

Co ’l suo coltello le caprine corna
e il vello infame gli trarrem di dosso:
ad Evio sacro ne faremo un vasto
48otre pe ’l Chianti.




A
postata, marrano e rinnegato

ecco bestemmierò l’arte che amai,
de ’l mansueto ovil saggio castrato
belerò madrigali a’ macellai,

    farò poemi casti a buon mercato,
rogiti in versi sciolti pe’ notai,
e mi confesserò da ’l mio curato
tre volte al giorno se peccassi mai:

    maledirò la carne di maiale,
farò un bambino con la fantasia
d’un platonico amor frutto ideale:

    e ne ’l nome di Cristo e di Maria
amerò, servirò l’arte morale
se mi saprete dir che cosa sia.


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