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DIES IRAE
POEMA
e gli ozi lascio de l’autunno anch’io,
mi prende un desiderio
4di conciliarmi co ’l Signore Iddio,
e mi raccolgo e medito
su la fragilità di tante cose...
Dio di misericordia,
8come fan presto ad appassir le rose!
Solo il cipresso, il simbolo
de l’umana miseria e de ’l dolore,
solo il cipresso vegeta
12anche ne ’l freddo, e il verde suo non muore.
E ripenso a i Novissimi,
specialmente a ’l Giudizio Universale,
quando le trombe angeliche
16ci romperanno il sonno sepolcrale.
O buon Gesù, che imbroglio
quando mi desterò dentro la fossa
e ne le fredde tenebre,
20povero me, non troverò più l’ossa!
— Destatevi, destatevi
e ditemi, vicini, in cortesia
il mio povero cranio,
24ditemi un po’, chi l’ha portato via?
Era una testa giovane
piena di sogni e spesso innamorata,
d’Emma su le ginocchia
28io non la posso aver dimenticata.
C’è forse qualche critico
che sia venuto qua senza la testa
ed abbia detto: diavolo,
32perchè la mia non l’ho, prendiamo questa?
Avrebbe preso un granchio
facendo il suo mestiere anche da morto.
Non s’adatta a le vertebre
36la testolina mia d’un collo torto.
Lo scopriranno subito,
lo manderanno ad arrostir co’ rei.
Il mondo de gli spiriti,
40come l’altro non è pien di baggei.
Ahi non potrò più leggere,
perchè con gli occhi non ho più gli occhiali,
i sermoni clorotici
44che laudano Gesù dentro i giornali.
Non vedrò più le candide
verginità che ne’ sonetti ho viste
e i poeti che sudano
48per salvar la virtù de le modiste. ―