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Dies Irae - Canto VI
Dies Irae (Poema) - Canto V. Dies Irae (Poema) - Canto VII ed ultimo.





Canto VI.



M
a da gli abissi un cantico

fino a le case de ’l Signor si leva.
— Sia benedetto Satana
4che porse il pomo de ’l peccato ad Eva;

     e lodato l’Altissimo
che seppe giudicar l’anime tutte
e liberò gli eretici
8da ’l paradiso de le donne brutte.

     Qua giù tra noi non scesero
de l’antico vangel gli antichi errori,
e il parroco ed il sindaco
12non torcono il capestro a’ nostri amori.


     Salîro a ’l ciel la monaca
morta di tabe e il francescano immondo,
ma qui tra noi calarono
16le migliori beltà vissute a ’l mondo,

     e son belle, son giovani,
e noi ne amiam quante possiamo amarne
e pecchiam senza scrupoli,
20de l’anima ribelli e de la carne.

     Contemplate lo splendido
viso di Dio co’ gli occhi abbarbagliati:
andate, andate in estasi
24cantando salmi, poveri beati:

     trïonfate co gli angeli
de ’l paradiso ne le sante chiostre,
ma le pompe di Satana
28sono più belle de le pompe vostre!

     Abbiamo sano il fegato
e l’invidia di voi non ci tormenta;
la compagnia de’ diavoli
32ci tien chiara la bile e ci contenta.


     Qui de ’l tempo saturnio
rifioriscon i gaudi e i miti amori;
puton d’incenso gli angeli,
36olezzan qui per le dannate i fiori.

     Voi di Dio ne la faccia
tutto il passato e l’avvenir leggete,
ma l’onda sua benefica
40largisce a noi l’oblivïoso Lete.

     Da’ santi suoi l’Altissimo
chiede la prece, l’umiltà, la fede;
a’ figli suoi Lucifero
44ogni più cara libertà concede.

     Ma voi l’ingiurie solite,
santi soprani, a i reprobi cantate!...
Deh, poveri di spirito,
48deh, se sapeste che pietà ci fate! ―


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