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Questo testo fa parte della raccolta Rimatori siculo-toscani del Dugento

V

Lodi della sua donna.

Novellamente amore
d’una donna piacente
mi rallegra e mi conforta,
da poi che ’l suo valore
5mi s’ha fatto servente;
che cotanto preso porta
d’esser la meglio acorta — tuttavia
di nuli ’altra che sia,
la cui alta piacensa
10divisando non si pensa.
Ell’è quella c’ha morta — villania,
l’orgoglio e la follia;
e senno e caunoscensa
da colei prende crescensa.
15La beltà, che mantene,
se pare in nulla parte,

ogn’altra beltà dispare;
chi più mente la tene,
più fatta par per arte,
20tuttora più bella pavé.
E lo suo risguardare — gaio e gente,
cui colpa, cuoce e sente
di si dolce ferita
che nde cresce gioia e vita;
25e più per lo parlare — suo piacente
’nnamora tutta gente;
cosi è ben partita
cli’a dir non seria finita.
Per lo piacer m’ha vinto,
30per lo parlar distretto,
per l’operare conquiso,
per la beltà m’ha cinto,
che ’l core da lo petto
pare che mi sia diviso,
35com ’albore succiso — con catene.
La sua vertute bene
vive in tale manera
ca, vivendo, par che péra.
Ma l’amoroso viso, — che mi tene
40in sospiri e in pene,
non credo che sofferà
che per lui morte mi fera.

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