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IL CHIÙ
Addio! — La notte, troppo grande il letto
era a Viola. Stava dal suo canto,
3con incrociate le due mani al petto;
ma non dormiva. Non aveva pianto.
Dicea di quando in quando una preghiera.
6Dormir, sognare, non volea; chè tanto...
non c’era più! Perchè sognar che c’era?
non saper più, ma per un poco, appena,
9ch’era partita al rosseggiar di sera?
La notte in cielo risplendea serena:
tra cielo e terra un murmure, uno spesso
12palpito, l’onda d’un’assidua lena.
E Violetta si chiedea sommesso
dov’era quella che non c’era più.
15Col dolce verso sempre mai lo stesso
le rispondeva da lontano il chiù.
Splendea lassù la gran luce di Sirio.
Recava odor di fiori pésti il vento.
19— Ell’era andata a chi sa qual martirio!
Ora, dov’era?... A lume acceso o spento?
Buon che le mise al collo, nell’aspetto,
22quella sua croce piccola d’argento!
Ella doveva ora vegliar nel letto
sola con lui! senza sperare aiuto! —
25Viola i panni si stringea sul petto.
— Che cosa avrebbe egli da lei voluto?
Qual piaga dare tenera e mortale
28a quelle carni bianche, di velluto?
Qual pianto fa di quel ch’è ora, e quale
rimpianto mai di quel ch’un giorno fu!... —
31Col mesto verso eternamente uguale
le rispondeva di lontano il chiù.
Quando cantò la prima capinera
nel puro cielo d’ambra e di viola,
35dormiva, sciolta la gran chioma nera.
Dormiva forte, stretta alle lenzuola;
e se sognò, non ricordò, che cosa.
38Si levò tardi. E come te, Viola,
anche i tuoi vecchi. E tu più tardi, o Rosa.