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IL PANE


i


Date la pietra a falci ed a frullane,
o cari figli! spruzzolate l’aia
3con acqua pura! Chè ritorna il pane.

Viene dai campi tratto a noi da paia
di vaccherelle, all’aie bianche ov’erra
6odor di fiori e odor di concimaia.

Fategli festa: ei viene di sotterra,
e sè dà cibo a quei che l’hanno ucciso,
9il figlio pio del Cielo e della Terra!

Siete suoi figli; e, dopo che al sorriso
di vostra madre, di tra le sue stesse
12mammelle sante, avete a lui sorriso.

Lo stringevate, che non vi cadesse,
con le due mani, ancora gronchie, al core,
15dandogli un bacio. Egli le sue promesse

attiene, e per noi nasce e per noi muore.


ii


Fategli festa. Era finito il grano...
il grano vecchio. Or quello ch’è più in cera,
19noi sceglieremo e batteremo a mano.

Il meglio, il fiore dell’annata intera,
noi manderemo subito al molino;
22che l’abbia a giorno e che lo renda a sera.

L’affioreremo. Vuo’ lo staccio fino.
Prepareremo il lievito, ch’è quello
25che il nonno in casa ritrovò bambino.

Sia buono il pane, ma non sia men bello:
meglio che il brutto pan di fiore approvo
28un bel colombo fatto di cruschello.

Sia ben levato e pieno come un ovo,
e col suo sale; buono anche da solo.
31Sia questo primo pane di gran nuovo

per te, mia figlia, che mi prendi il volo.


iii


Ma da’ la pietra alla tua falce, o Rosa.
Mieti con gli altri. Mieterai più lenta
35nei dì che passi tra fanciulla e sposa;


nei dì che il cuore sembra che si penta
di far le spighe che per ciò son nate...
38Mieti anche tu. Nelle tue carni ei senta

l’odor del grano e della grande estate„.

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