< Nuovi poemetti
Questo testo è stato riletto e controllato.
Zi Meo Bellis perennis
NANNETTO1



Su qualche tetto erano forse al sole
o in qualche prato, simili a vedere
3a bianche pietre, in tanto verde, sole.

Io le cercava, una di queste sere,
guardando certe novità dell’orto
6suo: peri nani con enormi pere.

Andavo su e giù come a diporto
col babbo suo, mentre cercavo intorno
9le due colombe del fanciullo morto.

Le avea portate da Zurigo un giorno
e qui lasciate per tenergli il posto
12nella sua casa fino al suo ritorno;

per aspettarlo fino al nuovo agosto;
no, per restare anch’esso tra i suoi monti
15e veder tutto, dentro lor nascosto:


girare i boschi, bere ai puri fonti
della sua terra, e te godere ancora,
18sole, che così bello oggi tramonti,

e, dopo ancor l’avemaria, quest’ora
chiara e la sera che s’addorme e pare
21sognar, sui monti, d’essere l’aurora.

A lui parrebbe d’esserci, e di fare
qualcosa anch’esso e d’aiutare un poco
24i suoi compagni e lor sorelle care:

roncare insieme, ma così per gioco,
tirar la piena stridula carretta,
27mettere al mucchio dell’erbacce il fuoco;

a un primo lampo, a un primo tuono, in fretta
correre tutti ad ammucchiare il fieno;
30condurre a mano la vacca soletta;

e per la strada, sotto un ciel sereno
come ora, con qualcuno che s’arresta,
33parlar di forivia, del più, del meno;

andare ad ogni sagra, ad ogni festa
de’ suoi villaggi, semplice e fedele,
36con lo straniero berrettino in testa;

e contemplare il nuovo San Michele,
venuto insin d’America ad Albiano,
39tra quel vapor d’incenso e di candele.


Oh! ci sarebbe, pur così lontano!
vedrebbe qui, sull’ali del suo paio
42di colombelle, viti ulivi e grano;

e le ceragie prime e il primo staio
delle castagne, e i primi fichi d’oro
45vedrebbe, e il primo grispolletto vaio!

Dove son elle? Il cielo in vano esploro.
Dov’è il ricordo del fanciullo buono?
48Ed ecco il padre un fischio dà sonoro.

Ed ecco un altro suono dietro il suono;
un lieve moto, un fischio, un volo, un rombo.
51Ei non c’è più; ma elle ancor ci sono.

Vien la colomba accanto al suo colombo,
e tutti e due si posano su ’n ramo,
54snodando il collo del color di piombo.

Scattano il collo a rimirar chi siamo,
a lungo a lungo. Esse beveano al fiume,
57quando le scosse il solito richiamo.

— Dov’è? — Guardano guardano nel lume
roseo — Non c’è! — Riguardano. E non vanno.
60Col becco intanto lisciano le piume.

No, che non c’è. Non tornerà quest’anno!
È il babbo solo... e tanto in cuor gli spiace
63d’avervi fatto questo breve inganno.


Non c’è, per ora. Ite a dormire in pace.
Nannetto vostro è sempre via pel mondo,
66ed, a quest’ora, anch’esso dorme, e tace.

Non più, colombe, ora a Zurigo, in fondo
di Magnusstrasse, ritto dietro il banco,
69vede chi passa, il bel fanciullo biondo.

Vede bensì l’eichhörnchen suo, che stanco
è d’aspettare, e siede sullo staggio
72mostrando tutto il folto petto bianco.

Nè prende i semi d’acero e di faggio
tra le zampine, e pensa che l’estate
75finisce, ed ei non torna dal viaggio

fatto in cercar le due compagne alate.

  1. [p. 234 modifica]Questo giovinetto morì a Zurigo dove suo padre, Giovanni Conti, altro mio caro amico, teneva bottega. Ora il padre è tornato alla nativa campagna di Castelvecchio, ma senza il diletto primogenito. Era pien d’amore Tonino o Nannetto, come lo chiamavo io, per i suoi, e voleva anche molto bene agli animali, colombi, conigli, caprine. Nella sua bottega a Zurigo teneva uno scoiattolo, nella sua casa a Castelvecchio aveva lasciate due colombe che accorrevano a un suo fischio.

Note

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.