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O MORTE O LIBERTÀ!
Minaccioso l’arcangel di guerra
Già passeggia per l’itala terra;
Lo precede la bellica tromba
Che dal sonno l’Italia svegliò;
L’Apennino per lungo rimbomba,
E dal Liri va l’eco sul Po.
Tutta l’Italia pare
Rimescolato mare;
E voce va tonando
Per campi e per città:
Giuriam, giuriam sul brando
O morte o libertà!
Qua Trinacria che all’ire s’è desta
Mise grido di rauca tempesta;
Le tre punte del Delta fer eco,
Per tre valli quell’eco muggì;
Tonò l’Etna dal concavo speco,
Latrò Scilla, Cariddi ruggì.
All’arme, all’arme, è il grido
Che va di lido in lido;
E l’eco replicando
Di lido in lido va:
Giuriam, giuriam sul brando
O morte o libertà!
Là dall’Alpe che serra Lamagna
Sull’immensa lombarda campagna
Simil grido que’ detti ripete,
Simil eco quell’ire destò:
O fratelli, sorgete, sorgete;
Del riscatto già l’ora suonò!
Se il centro ed ambo i lati
Brulicheran d’armati,
Chi affronterà pugnando
L’Italica unità?
Giuriam, giuriam sul brando
O morte o libertà!
Ma qual plauso si leva dal centro!
Oh qual plauso! Nè resta là dentro:
Come tuono cui tuono rincalza,
O balen cui succede balen,
Dai due lati nel centro rimbalza,
E dal centro sui lati rivien.
Al plauso che più cresce
Questa canzon si mesce,
I petti infervorando
Di patria carità:
Giuriam, giuriam sul brando
O morte o libertà!
«Siam fratelli,» nel centro risuona,
«Siam fratelli,» nei lati rintrona:
E già questi s’abbraccian con quelli,
Dai tre lati godendo ridir:
«Siam fratelli, fratelli, fratelli,»
E i confini per tutto sparîr.
Ardir, fratelli, è giunto
Il sospirato punto;
Se passa, ah! chi sa quando
Di nuovo ei tornerà?
Giuriam, giuriam sul brando
O morte o libertà!
Questo fuoco che all’alme s’apprende
E le invade, le scuote, le accende,
Questo fuoco, fratelli, vi sveli
Che terrestre di tempra non è:
Ah! discese dall’ara de’ cieli
La scintilla che incendio si fe’!
Da quell’altar discese
Che infiamma a sante imprese,
E i cuori infervorando
Tutti sclamar ci fa:
Giuriam, giuriam sul brando
O morte o libertà!
Sette Siri ci colman di mali
Pari ai sette peccati mortali,
Pari ai capi dell’Idra Lernea
Cui d’Alcide la clava mietè:
Tristi capi d’un’Idra più rea,
Nuovo Alcide lontano non è.
Quanti la patria ha fidi
Tanti saran gli Alcidi:
Deh! un giorno memoranda
Cangi una lunga età:
Giuriam, giuriam sul brando
O morte o libertà.
Ci divise perfidia e sciagura,
Ma congiunti ci volle natura:
Alma Diva, cui l’Alpe corona
Fra gli amplessi di duplice mar,
Una lingua sul labbro ti suona,
Un sol culto ti sacra l’altar.
Chi in sette ti partìo
Tradì l’idea di Dio,
E ’l mostro abbominando
Il fio ne pagherà:
Giuriam, giuriam sul brando
O morte o libertà.
Mascherata malizia chercuta
T’ha divisa, tradita, venduta;
De’ tuoi figli fe’ crudo governo
Quell’avara malizia crudel,
Turpe furia sbucata d’Averno,
Che si disse discesa dal Ciel.
S’ella mantenne in vita
Quell’Idra imbaldanzita,
E l’una e l’altra in bando
Da questo suol n’andrà:
Giuriam, giuriam sul brando
O morte o libertà.
Cada, cada l’anfibia potenza
Ch’è de’ mali feconda semenza,
E la legge del Verbo di Dio,
Ch’ell’appanna di nebbia d’error.
Radiante del lume natìo
Rimariti la mente col cor.
Finchè quel servo culto
Ch’all’uom, ch’a Dio fa insulto,
Dal sozzo altar nefando
A terra non cadrà,
Giuriam, giuriam sul brando
O morte o libertà.
Divo fonte del culto più bello
Che quell’empia converse in flagello,
Tu ch’ispiri sì nobile impresa,
Scudo e spada d’Italia sii tu,
Saldo scudo di giusta difesa,
Forte spada di patria virtù.
Odi una madre oppressa,
Ve’ i figli intorno ad essa,
Che fremono gridando
Di sdegno e di pietà:
Giuriam, giuriam sul brando
O morte o libertà!
G. Rossetti.