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Il giurato
Le commedie immorali Gl'inconsolabili


Il giurato




L’istituzione dei giurati è un mistero come un altro. Più si studia e meno si arriva a capirlo.

Difatti, a che serve fare un corso intero di giurisprudenza, subire esami, addottorarsi, avvocatarsi e, cominciando dal primo gradino del pretore, salire su su fino a giudice o presidente della Corte, quando un bottegaio, un farmacista, un negoziante d’olio, un venditore di fiammiferi, all’ingrosso, vengono in Tribunale a pigliare il posto del vero giudice, e il loro verdetto, quale e’ si sia, decide sommariamente della sorte dell’imputato?...

Mistero!...

Perchè si crede e si deve credere che dodici o quindici persone, sprovviste per il solito d’ogni studio legale e d’ogni pratica forense, debbano essere più competenti, in un dibattimento grave e spesso complicatissimo, a emettere un giudizio retto e spassionato, di quello che potrebbero esserlo gli stessi magistrati, largamente forniti di studj, di criterj e d’esperienza?

Mistero!…

E perchè, per la medesima ragione, dovendo giudicare della gravità di un caso chirurgico, invece di chiamare un professore dello Spedale o un altro valente operatore, non si chiama il lattaio, il calzolaio o il tappezziere di casa?

Mistero!…

Perchè ostinarsi a cantare tutti i giorni la coscienza, la rettitudine e l’incorruttibilità della nostra magistratura, mentre poi, all’atto pratico, questa medesima magistratura così coscienziosa, così retta, così incorruttibile la facciamo controllare (il verbo è francese, ma il significato è italiano) da un’altra magistratura apocrifa, posticcia, improvvisata?

Mistero!…

Perchè deve esser lecito strappare dalle sue consuetudini giornaliere un povero diavolo, il quale per venti o trent’anni non ha fatto altro che fabbricare o sapone, o camiciole di lana, o versi endecasillabi, o calze espulsive, per costringerlo a mascherarsi lì per lì da giudice di Tribunale, col pericolo che egli assolva innocentemente qualche arnese galerabile, e mandi all’ergastolo qualche malcapitato galantuomo?

Mistero, mistero, e sempre mistero! vale a dire tutte cose che si vedono fare, senza poterne capire la ragione ragionevole per cui si fanno.

— Che cos’è il giurato?

— Il giurato è un libero cittadino, condannato dalle libere istituzioni a far da urna, rigirandosi in bocca due pallottole, sopr’una delle quali è scritta la condanna, e sull’altra l’assoluzione dell’imputato. La prima pallottola che il giurato sputa, è quella che il vero giudice è tenuto a fare eseguire.

— Qual’è, per un giurato, la più grande afflizione di spirito?

— Quella di non saper mai a che ora potrà pranzare.

— Che fa il giurato, durante il dibattimento?

— Quando va a prendere il suo posto è rassegnato: dopo un’ora, è uggioso: dopo un’ora e mezzo, è impaziente: dopo un’ora e tre quarti, diventa atrabiliare: dopo due ore, finisce col credersi più infelice dello stesso imputato, perchè egli si sente già condannato, mentre l’altro ha sempre qualche speranza....

— Come si chiama la deliberazione del giurì?

— Verdetto.

— Questa parola significa forse l’obbligo nei giurati di colpire nel vero?

— Nossignore. Questa parola significa semplicemente «è vero che i giurati hanno detto quel che hanno detto!…».

Che cos’è dunque il verdetto?

— È la cosa meno seria, fra le cose serie di questo mondo. —



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