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Questo testo fa parte della raccolta Rime (Cino da Pistoia)


     Ohïmè, lasso!, quelle trecce bionde,
Dalle quai rilucièno
D’aureo color i poggi d’ogn’intorno!
Ohimè la bella ciera e le dolci onde,
Che nel cor mi sedièno,5
Di quei begli occhi al ben segnato giorno!
Ohimè ’l fresco et adorno
E rilucente viso!
Ohimè lo dolce riso,
Per lo qual si vedea la bianca neve10
Fra le rose vermiglie d’ogni tempo!
Ohïmè! senza meve.
Morte, perchè ’l togliesti sì per tempo?
     Ohimè caro diporto e bel contegno!
Ohimè dolce accoglienza15
Et accorto intelletto e cor pensato!
Ohïmè ’l bello umile alto disdegno,
Che mi crescea l’intenza
D’odiar lo vile e d’amar l’alto stato!
Ohimè ’l desïo nato20
Di sì bella creanza!
Ohimè quella speranza
Ch’ogni altra mi facea veder a dietro
E lieve mi rendea d’amor il peso!
Ohimè!, rott’hai qual vetro,25
Morte, che vivo m’hai morto et impeso.
     Ohïmè donna ch’ogni virtù donna,
Dea per cui d’ogni dea,
Sì come volse Amor, feci rifiuto!
Ohïmè, di che pietra qual colonna30
In tutto ’l mondo avea
Che fosse degna in aer darti aiuto?
Ohimè!, vasel compiuto
Di ben sopra natura,
Per volta di ventura35
Condotto fosti suso gli aspri monti;
Dove t’ha chiusa, ohimè!, fra duri sassi

La morte, che due fonti
Fatto ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
     Ohïmè, Morte! sin che non ti scolpa,40
Dimmi almen per li tristi occhi miei:
Se tua man non mi spolpa,
Finir non deggio di chiamar omei?

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