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Questo testo fa parte della raccolta I. Rustico Filippi
LIV
I — MADONNA
Non gli fará molto attendere la gioia.
Oi amoroso e mio fedele amante,
amato piú di nuli’altro amadore,
se tu ti dòli, i’ aggio pene tante,
4ch’ardo tutta ed incendo per amore.
E, se lo core meo fosse diamante,
non doveria aver forza né valore;
e, se di doglia in céra fai sembiante,
8eo sono eo quella, che la porto in core.
Amore meo, cui piú coralmente amo,
ch’amasse giá mai donna suo servente
11e che non fece Tisbia Pirámo,
l’attender non ti sia disavvenente,
chéd io tanto del cor disio e bramo,
14che picciol tempo, amor, sera’ attendente.
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