< Opere di Raimondo Montecuccoli
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Premessa
Premessa ConsiderazioneI






A’ LETTORI

Perchè siesi intrapresa questa edizione, appare dalla lettera precedente; come sia eseguita, apparirà dagli avvertimenti che seguono.

METODO DELL’AUTORE

II Principe Raimondo Montecuccoli sperimentò la guerra per lunghissimi anni, meditò gli annali de’ romani e de’ greci, e desunse i principii generali dell’arte: e per dimostrarne la convenienza li accompagnò di due libri di commentarii, trattando nell’uno di quanto egli aveva fatto in Ungheria, nell’altro di quanto si potea fare contro a’ Turchi. Parranno forse inutili questi scritti a’ dì nostri a chi vede gli effetti meravigliosi del nuovo sistema di guerra senza considerare che le teorie, quando sieno attinte dalla analisi e dalla esperienza, non vengono distrutte mai, ma soltanto modificate dalle rivoluzioni de’ tempi, dai maggiori mezzi e dai diversi metodi con cui sono applicate. E questa considerazione deve farsi sopra tutto nelle teorie delle arti che hanno per elementi le forze fisiche e morali perpetue nell’uomo, delle quali non si cangiano se non le combinazioni e le apparenze. E d’altra parte chi mai pretenderebbe di salire al sommo di un’arte senza percorrerne i principii e i progressi, le decadenze e i risorgimenti? Or questi libri del Montecuccoli segnano l’epoca dell’arte militare appunto quando risorgeva dalla barbarie in cui giacque più secoli dopo la decadenza della milizia romana[1]. Ciò che l’arte può insegnare trovasi da chi sa studiarla nell’autore; ciò che la natura e la fortuna sole possono dare nè il Montecuccoli nè uomo al mondo mai potrà insegnarlo in verun’arte.

STILE

Lo stile dell’autore negli Aforismi sa del filosofo e del guerriero: ne’ Commentarii è pieno di storica ingenuità, e sente la scuola del Davanzati. Un libro tutto grandi idee vedute chiaramente, meditate e sentite sarà sempre esemplare di stile a’ pensatori. Ma quantunque la profondità e l’energia, doti rarissime negli scrittori moderni, sieno eminenti nell’autore, si desidera non per tanto certa nitidezza e castità d’idioma: ch’ei coltivasse la sua lingua natia appare da’ suoi versi; ma la lingua era allora adulterata dalla scuola de’ secentisti, come oggi dalla libidine di libri stranieri; e più del pessimo esempio nocque forse a quel forte ingegno l’abitare e lo scrivere fuor d’Italia, e l’aver lasciata a’ posteri la cura di pubblicare i suoi scritti. A’ molti difetti tipografici abbiam proveduto collazionando le edizioni e le versioni, e riordinando la ortografia: a’ difetti dell’autore s’è portato rispetto.

EDIZIONI

Raimondo Montecuccoli compì i tre libri l’anno dell’età sua lx [2]; nè si sa ch’ei vivente li rivedesse. Abbiamo incontrato due sole edizioni ambedue scorrette e rarissime[3]; la più antica posteriore d’anni xxiii alla morte dell’autore. Non reputandola principe, noi sperammo notizie da’ bibliografi o dagli storici letterarii. Non il catalogo del Crevenna, non la biblioteca Firmiana, non fra’ libri rari dell’Haim, non il Fontanini o il suo acerrimo annotatore Apostolo Zeno, non l’Andres nè il Niceron notarono il nome di Raimondo Montecuccoli; tanto l’opera e le edizioni rimaneano sconosciute anche agli uomini letterati. Unico, che da noi sappiasi, il Tiraboschi bibliotecario nella patria dell’autore lasciò memoria degli scritti tacendo su le edizioni[4]. Così le lingue d’oltramonte se ne fecero merito. Frequentissime sono le edizioni in francese; celebrata fra tutte la Parigina del mdccxii. Taluno di quegli editori accusò come versione il testo italiano[5]. Abbiamo contro queste usurpazioni l’autorità del Dizionario degli uomini illustri; ma non giureremo su le farragini di sì fatti repertorii, comodi solo a chi presume di sapere la verità de’ fatti senza testimonianze di autori e senza critico esame. E la critica appunto ci somministra quattro prove incontendibili. 1o La più antica edizione francese fu fatta sopra un manoscritto posseduto da Carlo di Lorena, copiato in Ungheria e portato in Francia dal principe de’ Conty che lo fe’ tradurre[6]: il Montecuccoli dunque non ha scritto in francese. 2o Agli Aforismi pubblicati in latino dal nipote Carlo Francesco Montecuccoli, che li fe’ tradurre su gli autografi, è preposta una dedicatoria a Carlo VI Imperadore, ove si legge che a Leopoldo I quel libro piacque in italiano e lo fe’ stampare[7]: la prima edizione non fu dunque nè in latino, nè in tedesco. 3o Parte degli Aforismi fu tradotta dalla nostra lingua nella spagnola sino dal mdcxciii [8]: dovea dunque esservi un’edizione italiana degli Aforismi anteriore di undici anni a quella di Colonia, e di diciannove alla francese. 4o Nella coloniese leggesi una epistola di Raimondo all’Imperadore, la quale manca a tutte quante le altre edizioni, ed una prefazione dell’autore, di cui non fu corredata se non la ristampa di Ferrara e la versione latina procurata sugli autografi: il testo italiano è dunque il men incompleto e corrisponde più d’ogni altro agli originali. E Pierantonio Serassi, quel dottissimo benemerito della patria erudizione, vide fra’ libri de’ marchesi de’ Massimi in Roma le Tavole dell’arte della guerra, fino ad oggi inedite, del Montecuccoli, ed alcuni frammenti autografi, quelli appunto che compongono in gran parte la dedica e la prefazione: li ricopiò per gli aneddoti antichi ch’ei preparava; ed io li ebbi assai giorni sott’occhio, e ne serbo copia di mano del signor Turchi d’Arimino: avrebb’egli l’autore dedicata in italiano un’opera scritta in altra lingua? Vero è che nel fascicolo del Serassi l’epistola ed il proemio sono a squarci, dove nelle stampe si leggono connessi; anzi il principio e la fine della prefazione mancano a’ manoscritti, e la dedicatoria è diversa d’assai dalla stampata. E perchè gli squarci inediti sono di maggior conto, e negli stampati, appunto in quelli mancanti agli autografi, si cerca invano la dignità propria al Montecuccoli ed il suo modo di dedurre e concatenare le idee, noi crediamo che avendo egli abbozzato que’ franimenti per l’edizione vietatagli dalla morte, sieno stati raccozzati poi dal primo editore supplendo alle lacune. Però ci parve di rifiutare l’epistola e la prefazione stampate, e di pubblicarle a frammenti come stanno nell’autografo. Le Tavole mancano alla vulgata ed a tutte le versioni, tranne la latina che professa d’averle ricavate dagli autografi; noi le stampiamo originalmente per la prima volta. Rispetto all’altro testo, trovandosi nella vulgata assai sbagli e più che mai di nomi e di numeri, e nelle edizioni in francese due pagine, fra gli altri divarii, mancanti alle italiane, oltre alla trasposizione de’ libri, noi non ignari della irreligiosità degli editori postumi, dell’incuria de’ tipografi e degli arbitrii de’ traduttori, ci siamo ingegnati di ricavare la lezione meno spuria, giovandoci quasi sempre della versione latina eseguita a Vienna presente il nipote dell’autore.

ILLUSTRAZIONI

Molti uomini militari discorrono per incidenza de’ libri del Montecuccoli; due soli se ne professano illustratori: Enrico di Huyssen consigliere di guerra a Vienna per lo Czar di Moscovia verso il mdcc; e Lancellotto Turpin di Crissé, generale in Francia nel mdccl. Il più antico lasciò in istile plebeo alcune notizie biografiche e un prologo [9]. L’altro a quattrocento pagine del maestro n’associò due mila e più di comenti. Spiega il testo, come Simplicio fe’ di Epitteto, con molti sermoni, e lunghi, e lungamente scritti: talvolta lo contradice inventando nuove ragioni di guerra[10]: riferisce sovente gli usi e i regolamenti militari di Francia e le riforme ch’ei medita: più sovente descrive le battaglie di quel secolo, utili documenti alla storia se un commilitone di Federico di Prussia non avesse non solo combattuto la tattica del commentatore, ma smentite assai volte le sue narrazioni[11]. E qui noteremo cosa che con tutto l’esempio del Marchi non fu sino ad oggi osservata. Il conte Turpin nelle sue considerazioni sopra Cesare reca le tavole del Palladio su l’architettura militare e gli accampamenti romani senza darne lode all’architetto nè mentovarlo[12]. Per le nostre illustrazioni a noi sembrò che un autore qual è il Montecuccoli, tutto pensieri ad ogni parola e studiato nella concatenazione de’ precetti, abbia scritto perchè i lettori ricavino corollarii secondo la loro capacità di pensare. I lunghi comenti invece scemano la dignità degli assiomi applicandoli a pochi casi particolari, annacquano le sentenze e distolgono la mente dalla meditazione traendola senza metodo a molte serie di pensieri non propri e lontani per lo più dal soggetto. Ottima cosa e da pochi è il risalire da’ particolari alla metafisica dell’arte; e ben vide Nicolò Macchiavelli quando dalle storie di Livio derivava la politica delle repubbliche. Ma negli autori metafisici il testo basta a chi sa studiare; a chi non sa, giova pochissimo il testo, nulla le chiose, perchè di rado possono prevedere tutti i casi a’ quali i principii vanno applicati. Però a noi parvero necessarie quelle note soltanto per cui con l’aiuto della critica si può diradare le tenebre sparse dall’antichità su la lezione, sui vocaboli e sui fatti narrati; e quelle che seguino il corso dell’arte dall’età dell’autore alla nostra. Le abbiamo scritte quanto più brevemente, nominando i libri che alle volte ce le hanno somministrate. Amò il Montecuccoli di santificare le sue sentenze con l’autorità degli antichi[13]; quindi l’intemperanza degli editori che ingombrò i margini di passi d’autori illaudati e di versi de’ secentisti. Per onore di questa edizione, e per compiacere ad un tempo al genio dell’autore, vi abbiamo sostituito sentenze di rinomati maestri dell’arte.

BIOGRAFI

Poche vite si leggono pari a quelle degl’illustri guerrieri tramandate dagli antichi scrittori, da che agl’ingegni giovò di magnificare le imprese con lusso d’immaginazioni, anzi che narrarle con disappassionata eloquenza; e più oggi che il guerreggiare e lo scrivere sono reputate arti insociabili, contro l’esempio de’ romani e de’ greci, fra’ quali raramente scriveva de’ fatti de’ capitani chi non era guerriero ed esperimentato nelle cose pubbliche. Alle vite sottentrarono gli elogi, ove esaltandosi oltre il vero i meriti de’ personaggi e dissimulando i lor vizi, si maschera l’umana natura e si sconfortano dalla imitazione i mortali, a’ quali bisogna persuadere che anche le grandi anime sperimentarono le passioni e le debolezze dell’uomo. Ma quantunque l’elogio convenga solo a’ potenti, perchè agli uomini grandi basta la loro storia, non trovando noi fra gli scrittori di que’ tempi chi abbia degnamente narrata quella dell’autore[14], siamo forzati a corredare la nostra edizione dell’elogio scritto da Agostino Paradisi, che pure, a nostro credere, non tratta a dovere nè della storia dell’arte, nè del carattere d’animo, nè della fortuna de’ tempi che cospirarono alla grandezza del Montecuccoli[15]. Ma abbiam anche dovuto riguardare al concetto in che gli uomini letterati hanno questo elogio accademico, tanto più che si trovano assai notizie nelle note aggiunte dall’oratore.

Note

  1. Il libro del generale Montecuccoli è tutto sentenze, e se ne può ritrarre moltissima utilità; e quantunque alcune cose riguardino le guerre di que’ paesi e di que’ tempi, non può negarsi che quanto egli scrisse non sia ottimo e adattabile da per tutto . Puységur, Arte della guerra, cap. II, art. 2.
  2. Vedi il primo frammento della dedicatoria dell’Autore nell’edizione di Milano 1807-8, per Luigi Mussi
  3. Memorie del Principe Raimondo Montecuccoli ec. Colonia 1704, in-8o , non inelegante; ripetuta rusticamente con la data di Colonia e Ferrara per il Filoni, senz’anno.
  4. Le Memorie su l’arte della guerra, stampate dopo la sua morte, avvenuta nel 1681, sono assai scorrette, e talvolta per oscurità difettose . Stor. letter., vol. VIII, pag. 198, edizione 2a modonese.
  5. Mémoires de Montecuccoli etc. (il nome è sempre storpiato): Amsterdam et à Leipsig chez Arkstée et Merkus, 1756; ma oltre a questo avviso della prefazione quant à la traduction italienne faite à Cologne etc., l’impudente aggiunge nel frontispizio: nouvelle édition revue et corrigée par l’Auteur . Quest’edizione fu ripetuta spesso con la stessa data e sempre con la stessa impostura.[Chiudi]. E il celebre Winterfeldt confutando in lingua francese la tattica de’ generali austriaci cita sempre le sentenze del Montecuccoli in tedesco per non alterare, dic’egli, l’originale[6] Anecdotes relatives à l’Histoire Militaire du siècle présent, par M. de W.... à Mollowitz 1755; falsa data.
  6. Vedi dedicatoria dell’ediz. franc., di Parigi 1712, e di Amsterdam del 1734 esistente nella biblioteca Breidense.
  7. Edizione esistente nella biblioteca Breidense: Viennœ Austriœ, typis Universitatis Viennensis Typographiœ, 1718. Nella epistola dedicatoria è scritto: Amavit Leopoldus imp. italice loquentem et premi voluit
  8. Arte universal della Guerra del principe Raimondo Montecuccoli, traducido de l’italiano par Don Bartolomeo Chafrian soldado; Milano, per Marcos Antonio Pandulfo Malatesta, 1693. Esiste nella biblioteca nazionale in Milano.
  9. Ediz. Colon. dianzi citata.
  10. J’ai pris occasion du texte pour exposer mes principes particuliers: j’ai hazardé des systèmes qui n’ont rien de relatif à ceux de ce grand homme; et j’ai étendu ses principes lorsqu’ils ne m’ont pas paru assez détaillés. Les instructions qu’il donne dans ses Mémoires sont trop concises, trop resserrées pour qu’on puisse les regarder comme un Traité complet de la science militaire . Dalla pref. di Turpin a’ suoi Commentaires sur Montecuccoli .
  11. Commentaires sur les Commentaires du Comte de Turpin sur Montecuccoli etc., par M: de W. G. M., 3 vol. avec planches: à St. Martin, chez Roturier, 1777. Libro curioso e infrequente, deposto da noi nella biblioteca nazionale di Milano in retribuzione degli aiuti prestati a’ nostri studi.
  12. Raffronta, lettore, l’edizione latino-francese stampata in 3 vol. a Parigi, in 4o, da questo generale l’anno 1785 con l’edizione latino-italiana della Società Albrizziana, pubblicata con le tavole ed i discorsi del Palladio l’anno 1712 in Venezia, e la celebre di Londra in folio dello stesso anno.
  13. Vedi frammento II della prefazione dell’autore nell’ediz. citata.
  14. Vita ed azioni del conte Raimondo Montecuccoli ec., d’ignoto autore; — Vita del principe Montecuccoli preposta dal consigliered’Huyssen all’edizione di Colonia; — Vita del Montecuccoli inserita fra quelle degli eccellenti capitani italiani da Francesco Lomonaco. Niuno di questi autori si giovò della dignità che le virtù di tant’uomo, nè della ricchezza che le storie di que’ tempi, feracissimi e di grandi guerre e d’insigni guerrieri e di memorabili vicissitudini dell’arte militare e degli Stati d’Europa, somministravano all’argomento. Anche un abate Filippo Maria Bonini scrisse la vita di Margherita di Diechtristein moglie del Montecuccoli, se per ozio o per adulazione altri ne giudichi.
  15. Gli elogi che Saint-Evremont, Bossuet e Fléchier pronunciarono su la bara del Turenna sono lusso d’eloquenza, paragonati alla storia che ne scrisse Andrea Michele di Ramsay, libro utilissimo all’arte storica e militare ed alla scienza morale e politica. La vita d’Agricola a noi tramandata da Tacito dovrebb’essere l’esemplare di chi scrivesse la vita del Montecuccoli: ebbero ambedue liberali istituzioni, ambedue furono capitani e sudditi ad un tempo, ambedue guerreggiarono con poche forze contro a’ barbari, ambedue opposero la virtù alla invidia delle corti, e la filosofia alle avverse fortune, ambedue risparmiavano il sangue de’ loro soldati, e sotto governi assoluti serbavano la dignità della loro anima. Fra’ moderni meriterebbe imitazione l’elogio del re di Prussia scritto dal colonnello Guibert con sapienza di provetto tattico e con facondia calda e guerriera: ma avendo l’oratore per l’istituto di lodare taciuto le colpe di Federigo come principe, farà forse credere esagerate anche le lodi alle imprese di quel solenne maestro di guerra.
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