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§. VI.
Della insidiosa Cavillazione che si usò nel Processo verso di alcuni infelici.
Soffoco violentemente la natura; e superato il ribrezzo che producono tante atrocità, io trascriverò per intiero l’esame fatto al povero maestro di scherma Carlo Vedano. La scena è crudelissima; la mia mano la trascrive a stento; ma se il raccapriccio che io ne provo gioverà a risparmiare anche una sola vittima, se una sola tortura di meno si darà in grazia dell’orrore che pongo sotto gli occhi, sarà ben impiegato il doloroso sentimento che provo, e la speranza di ottenerlo mi ricompensa. Ecco l’esame.
- « 1630 die 18 septembris etc.
« Eductus e carceribus Carolus Vedanus
« Int. Che dica se si è risolto a dir meglio la verità di quello ha sin qui fatto circa le cose che è stato interrogato, e che gli sono state mantenute in faccia da Gio. Stefano Baruello.
« Resp. Illustrissimo signore, non so niente.
« Ei dicto: Che dica la causa perchè interrogato se aveva mangiato in casa di Gerolamo cuoco, che fa l’osteria là a S. Sisto di compagnia del Baruello, non contento di dire una volta di no, rispose Signor no, signor no, signor no1.
« Resp. Perché non è la verità.
« Ei dicto: Che per negare una cosa basta dire una volta di no, e che quel replicare signor no, signor no, signor no, mostra il calore con che lo nega, e che per maggior causa lo neghi che perché non sia vero.
« Resp. Perché non vi sono stato2.
« Ei dicto: Che occasione aveva di scaldarsi cosi?.
« Resp. Perché non vi sono stato, illustrissimo signore.
« Ei denuo dicto: Perchè interrogato, se aveva mai mangiato col detto Baruello all’osteria sopra la piazza del Castello, rispose, signor no, mai, mai, mai.
« Resp. Ma, signore, vi ho mangiato una volta, ma non solo, ma in compagnia di Francesco barbiere figliuolo d’Alfonso, e quando ho risposto signor no, mai, mai, mai, mi sono inteso d’avervi mangiato col Baruello solamente.
« Ei dicto: Prima, che esso non era interrogato se avesse mangiato là col Baruello solo o in compagnia d’altri, ma semplicemente se aveva mangiato con lui alle dette osterie, e però se gli dice che in questo si mostra bugiardo, poichè allora ha negato e adesso confessa; di più se gli dice che si ricerca di saper da lui, perchè causa con tanta esagerazione negò di avervi mangiato; nè gli bastò di dire di no, che anco vi aggiunse quelle parole, mai, mai, mai.
« Resp. Ma, signore, perchè io non vi ho mai mangiato, altro che quella volta, ed intesi l’interrogazione di V. S. se aveva mangiato con lui solo; e quanto al secondo, dico che mi sfogava così, perché non vi ho mai mangiato.
« Ei denuo dicto: perchè interrogato se mai ha trattato col Baruello di far servizio al signor D. Giovanni, rispose di no, ed essendogli replicato che ciò gli sarebbe stato mantenuto in faccia, aveva risposto che questo non si sarebbe trovato mai, ed essendogli di nuovo replicato che di già si era trovato, rispose con parole interrotte: sarà, uh! uh! uh!
« Resp. Perchè non ho mai parlato con lui.
« Int. Chi è questo lui?.
« Resp. È il figliuolo del signor castellano.
« Ei dicto: Perché questa mattina interrogato se si è risoluto a dire la verità meglio di quel che fece jeri sera, ha prorotto in queste parole: perchè io ne sono innocente di quella cosa che mi imputano, le quali parole, oltrechè sono fuori di proposito, non essendo mai stato interrogato sopra imputazione che gli sia stata data, mostrano ancora che esso sappia d’essere imputato di qualche cosa: e pure interrogato che imputazione sia questa, ha detto di non saperlo: onde se gli dice, che oltrechè si vuol sapere da lui perché ha detto quella risposta fuori di proposito, si vuol anche sapere che imputazione è quella che gli vien data3.
« Resp. Io ho detto così perchè non ho fallato.
« Ei dicto denuo: Perchè interrogato se quando passò sopra la piazza del Castello col detto Baruello videro alcuno, ha risposto prima di no, poi ha soggiunto: ma, signore, vi erano della gente, che andavano innanzi e indietro; e dettogli perché dunque aveva detto, signor no, ha risposto: io m’era inteso se aveva veduto dei nostri compagni, soggiungendo: no, signore, siano per la Vergine santissima, che non ho fallato; le quali parole ultime, come sono state fuori di proposito, non essendo egli finora stato interrogato di alcun delitto specificatamente, così mettono in necessità il giudice di voler sapere perché le ha dette, e però s’interroga ora perchè dica, perchè ha detto quelle parole fuori di proposito con tanta esagerazione.
« Resp. Perché non ho fallato.
« Ei dicto: che sopra tutte le cose che è stato interrogato adesso si vuole più opportuna risposta, altrimenti si verrà ai tormenti per averla4.
« Resp. Torno a dire che non ho fallato, ed ho tanta fede nella Vergine santissima che mi ajuterà, perchè non ho fallato, non ho fallato5.
« Tunc jussum fuit duci ad locum Eculei, et ibi torturae subjici, adhibita etiam legatura canubis6 ad effectum ut opportune respondeat interrogationibus sibi factis, ut supra, et non aliter etc., et semper sine praejudicio confessi et convicti ac aliorum jurium etc.; prout fuit ductus, et ei reiterato juramento veritatis dicendae, prout juravit, etc., fuit denuo:
« Int. A risolversi a rispondere a proposito alle interrogazioni già fattegli, come sopra, altrimenti si farà legare e tormentare.
« Resp. Perchè non ho fallato, illustrissimo signore.
« Tunc semper sine praejudicio, ut supra, ad effectum tantum, ut supra, et eo prius vestibus Curiae induto jussum fuit ligari, prout fuit per brachium sinistrum ad funem applicatus, et cum etiam ei fuisset aptata ligatura canubis ad brachium dexterum fuit denuo:
« Int. A risolversi di rispondere a proposito alle interrogazioni dategli, come sopra, che altrimenti si farà stringere.
« Resp. Non ho fallato, sono cristiano, faccia V. S. illustrissima quello che vuole.
« Tunc semper sine praejudicio, ut supra, jussum fuit stringi, et cum stringeretur, fuit denuo:
« Int. Di risolversi a rispondere a proposito alle interrogazioni dategli.
« Resp. Ah, Vergine santissima, acclamando, non so niente.
« Iterum institus ad dicendam veritatem, ut supra.
« Resp. acclamando: ah, Vergine santissima di S. Celso, non so niente.
« Dettogli: che dica la verità, se no si farà stringere più forte; cioè risponda a proposito.
« Resp. Ah, signore, non ho fatto niente.
« Tunc jussum fuit fortuis stringi, et dum stringeretur, fuit pariter:
« Int. A risolversi a dir la verità a proposito.
« Resp. acclamando: ah, signor illustrissimo, non so niente.
« Institus ad opportune respondendum, ut supra.
« Resp. Son qui a torto, non ho fallato: misericordia, Vergine santissima.
« Inter. Iterum ad opportune respondendum, ut supra, che altrimenti si farà stringere più forte.
« Resp. acclamando: Non lo so, illustrissimo signore, non lo so, illustrissimo signore.
« Tunc jussum fuit fortius stringi, et dum stringeretur fuit denuo:
« Int. ad opportune respondendum, ut supra.
« Resp. acclamando: ah, Vergine santissima, non so niente.
« Tunc postergatis manibus et ligatus, fuit in Eculeo elevatus, deinde:
« Int. A risolversi a rispondere opportunamente alle interrogazioni già dategli.
« Resp. acclamando: ah, illustrissimo signore, non so niente.
« Int. ad opportune respondendam, ut supra.
« Resp. Non so niente, non so niente. Che martirj sono questi che si danno ad un cristiano! Non so niente.
« Et iterum institus, ut supra.
« Resp. Non ho fallato.
« Tunc ad omnem bonum finem jussum fuit deponi et abradi7, prout fuit depositus; et dum abraderetur fuit iterum:
« Int. ad opportune respondendam, ut supra.
« Resp. Non so niente, non so niente.
« Et cum esset abrasus, fuit denuo in Eculeo elevatus, deinde:
« Int. A risolversi ormai a rispondere a proposito.
« Resp. acclamando: lasciatemi giù, che dico la verità.
« Dettogli: che cominci a dirla, che poi si farà lasciar giù.
« Resp. acclamando: lasciatemi giù che la dico.
« Qua promissione attenta fuit in plano depositus, deinde:
« Int. A dir questa verità che ha promesso di dire.
« Resp. Illustrissimo signore, fatemi slegare un pochettino, che dico la verità.
« Dettogli: che cominci a dirla.
« Resp. Fu il Baruello che mi venne a trovare in porta Ticinese, e mi domandò che andassi con lui per certo formento che era stato rubato, e che avressimo chiappato un villano, che aveva lui una cosa da dargli per farlo dormire, ma non vi andassimo. Postea dixit: mo signore, V. S. mi faccia slegare un poco, che dico che V. S. avrà gusto8.
« Dettogli: che cominci a dire, che poi si farà slegare.
« Resp. Ah, signore, fatemi slegare che sicuramente vi darò gusto, vi darò gusto.
« Qua promissione attenta, jussum fuit dissolvi, et dissolutus, fuit postea:
« Int. A dire la verità che ha promesso di dire.
« Resp. Illustrissimo signore, non so che dire, non so che dire; non si troverà mai che Carlo Vedano abbia fatta veruna infamità9.
« Institus: a dire la verità che ha promesso di dire, che altrimenti si farà di nuovo legare e tormentare, senza remissione alcuna.
« Resp. Se io non ho fatto niente.
« Iterum institus, ut supra.
« Resp. Signor senatore, vi sono stato a casa di messer Gerolamo a mangiare col Baruello, ma non mi ricordo della sera precisa.
« Et cum ulterius vellet progredi jussum fuit denuo ligari per brachium sinistrum ad funem, et per brachium dextrum canubi et cum ita esset ligatus, antequam stringeretur:[
« Int. Ad opportune respondendum, ut supra.
« Resp. Fermatevi; V. S. aspetti, signor senatore, che voglio dire ogni cosa.
« Dettogli: che dunque dica.
« Resp. Se non so che dire10.
« Tunc jussum fuit stringi, et dum stringeretur acclamavit: Aspettate che la voglio dire la verità.
« Dettogli: che cominci a dirla.
« Resp. Ah signore! se sapessi che cosa dire, direi: et acclamavit: ah, signor senatore!.
« Dettogli: che si vuole che dica la verità.
« Resp. Ah, signore, se sapessi che cosa dire la direi.
« Et etiam institus ad dicendam veritatem, ut supra.
« Resp. acclamando: ah signore, signore, non so niente.
« Et jussum fuit fortius stringi, et dum stringeretur, fuit denuo:
« Institus: a risolversi a dire la verità promessa, e di rispondere a proposito.
« Resp. acclamando: non so niente, signore, signore, non so niente.
« Et cum per satis temporis spatium stetisset in tormentis, multumque pati videretur, nec aliud ab eo sperari posset, jussum fuit dissolvi et reconsignari, prout ita factum est.»
- ↑ Il Baruello già condannato, come dissi di sopra, alla morte, avendo avuto l’impunità se palesava il fatto e i complici, dettò il suo romanzo, e in esso vi era questa cena. Furono esaminate due donne dell’osteria, le quali dissero di non aver veduto il Vedano, ma che però non vedevano tutti gli avventori.
- ↑ Poteva anche dire: perché sono vivace; il mestiero di un maestro di spada non è di un naturale flemmatico. Nell’esame un costituto non può avere molta tranquillità.
- ↑ Era pubblica la diceria del cavaliere di Padilla. Il Baruello gli aveva sostenuto il suo romanzo in faccia, che lo faceva mediatore del trattato dell’unto. Era chiara l’imputazione.
- ↑ Per simili ricercate cavillazioni porre un uomo ai tormenti!
- ↑ Il suo modo di esprimersi era, come si vede, di ripetere le sue frasi, come qui: non ho fallato, non ho fallato; e sopra: signor no, signor no, ecc.
- ↑ Questa legatura di canapo era una matassa, colla quale si cingeva il pugno della mano e torcevasi tanto, sincchè staccatasi la mano e slogata affatto dall’osso del braccio, si ripiegava sul braccio istesso.
- ↑ Pareva strano che resistesse a tal tormento, e si credeva che avesse talismano ne’ capelli, perciò si tosò.
- ↑ Solamente dal tempo che vi vuole a scrivere questo esame è facile il comprendere quanto durasse l’orrore di questo strazio. È da notarsi che il tormento lo soffriva anche deposto, per la legatura che chiedeva si rilasciasse. È pure da notarsi quell’avrà gusto; si credeva che avesse gusto a far impiccare e tanagliare. Che orrori!
- ↑ Anche qui si ripete: Non so che dire, non so che dire, come sopra. Vi darò gusto, vi darò gusto; era il suo modo di esprimersi.
- ↑ Questa è la più ingenua risposta possibile. Se gli suggeriva un romanzo, per finirla, lo creava.