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A Luigi Napoleone, il 2 dicembre Armonia exacordale
Questo testo fa parte della raccolta XII. Dall'«Armando»

I

PACHITA

Bruna figlia della Spagna,
vagabonda è la mia vita:
fui per Francia e per Lamagna
la ventura a bisbigliar.
5Son la zingana Pachita,
nata a Cadice sul mar.
Trae la gente al mio leúto,
quando il pollice lo morde;
dell’Italia è conosciuto
10per i borghi e le cittá;
ma il tremor delle sue corde
ciò che sia, nessun lo sa.
Stan nel cavo al mio stromento
cento piccioli indovini;
15sopra un raggio o in ala al vento,
quand’ò di, li faccio uscir;
e li mando peregrini
la ventura anch’essi a dir.

Tornan poi nel cavo grembo,
20quanti’è notte, e in sonno blando
dormiam tutti, o fuori al nembo
o tra i fieni o in mezzo ai fior:
dormiam tutti, e tremolando
va il leuto e sona ancor.
25Chi ha desio del proprio arcano,
non lo cerchi ne’ pianeti,
ch’io ne’segni della mano
l’avvenir gli scoprirò:
di Siviglia fra i roseti
30lessi i maghi, e l’arte io so.
Son Pachita; ho paggi e corte
nella bella Estremadura;
chi saper vuol la sua sorte
faccia presto e venga a me:
35oggi canto la ventura,
ma diman mi sposa un re.
Su! traete all’armonia
delle corde della fata,
che l’occulta profezia
40rassomiglia un venticel:
chi noi prende alla passata,
batte l’ali e va nel del.
Oggi zingana tapina
mi vedete a piú d’un segno,
45ma diman sarò regina,
sarò lunge assai da qui,
raccontando al mio bel regno
dell’Italia i dolci di.

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