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Con Giano, arrivan tanto in là da poeiri
Ciù tosto dî, che crǽri sença veiri.
XLIV.
Con ro primmo procaccio,
Mentre questo è spedío de tutto pointo,
Exattissimo cointo
Ne vegnirâ[sic] ligao con ro Despaccio.
Per battesmo a soccorso,[1]
Quanto a schivâ concorso,
Invian frattanto queste Ottave in fretta
L’Ariosto, ro Tasso, e ro Foggetta.
XLV.
L’Ariosto, che simile alla rosa[2]
In bel giardin sulla nativa spina
Figurò verginella, che ritrosa
D’avida man, su siepe si confina;
Specchio in lor di Repubblica gelosa
Volse ritrar, qual libera, divina
Gloria, Giano, alla tua, mentre or commessa
A spina occhiuta, sì tal Rosa è dessa.
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