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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Agabiti - Ipazia la Filosofa, 1910.djvu{{padleft:17|3|0]]
E questo perchè lo stesso popolo greco, sempre esteta finamente, anzi la stessa società alessandrina, raffinatamente istruita e mondana, trovò leggiadra e grata la compagnia dell’illustre filosofa.
In Alessandria, dicono le fonti, era divenuto di moda il filosofare frequentando la società di una donna attraente per tante virtù e bellezze. Sebbene superiore agli amici e discepoli suoi, essa li trattava con modi gentili e famigliari, franca e dignitosa in un tempo. «Non si vergognava» dice Socrate Scolastico «di comparire ad un’assemblea di uomini, perchè tutti la rispettavano ed onoravano.»
La sua virtù, per unanime attestazione, era superiore a qualunque sospetto. Si racconta che una volta un suo giovane discepolo, bello e gentile: «Ipazia» le dicesse «Ipazia, io muoio d’amore per te». Ella non si commosse nè lo cacciò; ma, chiamata una domestica, comandò di portare panni e filaccie ch’ella aveva tenuto su di una piaga, e li facesse vedere dipoi al giovane, dicendogli press’a poco così: «Vedi, la mia bellezza è solo apparente; disingannati poichè anche io sono di carne, di materia vile cioè e di putredine!». Pensate: era una donna che parlava così!
Ed altra volta, ricorda il Chateaubriand[1], un altro languiva d’amore per lei: la giovane platonica impiegò la musica per guarire il malato, e fece rientrare la pace per mezzo dell’armonia, nell’anima che aveva turbato: «Traditur Hypatiam ope musicae illum a morbo isto liberasse»[2]. E non sarebbe uno strano caso! In risposta al Brunetière, uno scrittore francese osserva che per i mali psicologici del sentimento la musica è salutare.
La natura è l’impero della musica, ma lo è sopratutto la natura umana. San Tommaso d’Aquino parla della musica, della musica vera, pura, religiosa, con simpatia e tenerezza. Afferma, ed è vero, che la musica ci libera dal mondo esteriore, ci riconduce all’interno, al centro immobile e libero dell’anima.[3].
Infine Ipazia si maritò; non scelse uno sposo, ma un fratello. Questi fu Isidoro, il filosofo. Amore platonico di neoplatonici![4].
Ipazia ebbe un grande numero di scolari, e molti furono illustri.
Sinesio ricorda Esichio, Ercoliano ed Olimpio che trova a Costanti-
- ↑ «Études historiques», p. 332.
- ↑ Secondo Suida si tratta dello stesso caso citato prima.
- ↑ Bellaigue. In Revue des Deux Mondes, 1907.
- ↑ Cfr. Baudi Di Vesme (Op. cit. vol. II, pag. 19). Questa notizia è molto discussa. V. Fabric, Bibl. gr., libr. V, cap. XXII: «Isidori philosophi coniux, sed ita ut conjugii usu abstineret.» Il Faggi ed altri escludono recisamente che Ipazia si sia maritata.