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NOTE.



(1) Il monte Circello, roccia calcare in massima parte, onde si trae marmo ed alabastro, è collocato all’estremità occidentale delle Paludi Pontine. È l’antico Capo di Circe; e serba ancora sull’alto gli avanzi d’un tempio del Sole; e in una delle sue vaste caverne, il nome di Grotta della Maga, la quale; come osserva Bernardino di Saint-Pierre, fu la più antica botanica del mondo. Onde Ovidio nel Remedia amoris le volgea quel verso:

«Quid tibi profuerunt, Circe, Parseides herbæ?»

L’antiquario, il mineralogo, il botanico trovan tutti su quel monte argomento di studio.

(2) Circe possente Maga, figlia del Sole e di Perseide, una delle ninfe oceanine, era una seduttrice straniera di cui Omero canta a lungo nella Odissea.

(3) Ognun sa che il mito di Circe, con quel suo mutare in bestie immonde i meschini amatori, allude alle conseguenze delle brutali voluttà. Sarà forse perdonato all’autore, se osando mettere in bocca di Omero qualche verso milleottocentocinquanta e tanti anni dopo Cristo, gli fece dire quello che il pagano adulator dei vincitori non avrebbe ai suoi tempi detto di certo.

(4) Le Paludi Pontine compongono buona parte dell’Agro Romano; lunghe circa trenta miglia da Cisterna a Terracina; larghe meglio che venticinque da Sezza a Monte Circello, Secondo Plinio, ivi erano ventitrè città, oltre a innumerevoli ville. Ora la mal’aria tiene spopolata quella vasta pianura, la quale in molte parti è feracissima. I soli Sabini e gli Abruzzesi, sfidandone le febbri mortali, ardiscono scendere dai loro monti per guadagnarsi un pane colà al tempo della mietitura. La miserabile condizione di que’ mietitori è dipinta energicamente dalla risposta, che mentre io ero a Terracina, mi dicevan data a un viaggiatore. «Come si vive costì?» chiese questi passando. A cui l’Abruzzese: «Signore, si muore.»

(5) Corradino di Svevia, figlio del quarto Corrado e di Elisabetta di Baviera, sceso in Italia di sedici anni a riconquistare lo

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